giovedì 20 dicembre 2012

16 dicembre - viaggio

Parto da Bangalore e dormendo poco arrivo a Francoforte. Mi stupisco della pulizia, dell'igiene, della gente che non rutta e non sputa, degli abiti lunghi e caldi. 

Resto un'infinità di ore a Francoforte aggiornandomi sulla vita italiana e comunicando con amici e poi riparto alla volta del Sud America.

15 dicembre - Bangalore e il mio ultimo giorno in Asia

Il mio ultimo giorno in Asia mi da sensazioni strane. Sono triste di lasciare la mia amata Asia, ma il fatto di essere sicuro di dover partire mi spinge ad aver voglia di andare subito in aeroporto, senza dover aspettare l'intera giornata.
Giriamo per Bangalore a piedi, prendendo - per sbaglio - strade che nessun turista ha probabilmente mai preso, con la gente che ci chiede fotografie e gruppi di mucche e galline ammassate sui rifiuti a bordo strada.

Visitiamo alcune attrazioni, mangiamo in un paio di ristoranti buonissimi e a sera vado a prendere un bus per l'aeroporto verso le 22.00. Gli autisti di taxi mi dicono che l'ultimo bus per l'aeroporto parte alle 20.00 e io rispondo di venire con me alla stazione dei bus, se c'è ancora un bus pagano loro la corsa, se non ce ne sono più pago doppio il taxi. Ovviamente nessuno accetta e prendo un bus.
Come ho sentito dire a un poliziotto a Bangkok: tranne quando stanno mangiando, nella bocca degli autisti di risciò c'è solo merda.

14 dicembre - parco nazionale e bus infiniti

Ci svegliamo alle 6.00 e andiamo subito al parco, per cercare di vedere gli animali abbeverarsi di primo mattino.

La nostra visita risulta identica alla sera prima, con l'eccezione di una mandria di bufali che attraversa a tutta velocità la strada sulla quale stiamo viaggiando. Vicino all'uscita dal parco vediamo due elefanti con due uomini che li stanno addestrando. Uno dei due elefanti cammina lento, con le pesanti catene ai piedi e un chiarissima striscia d'acqua che cade dagli occhi. L'elefante piangente è una delle immagini più tristi che io abbia mai visto, così maestoso e dimesso, lacrime che sanno di punti interrogativi.
Torniamo all'hotel, facciamo i bagagli e partiamo per Bangalore, da cui avrò il volo per Francoforte e, successivamente, per Buenos Aires. Facciamo tre ore e mezzo in un bus, arriviamo nuovamente a Mysore, prendiamo un altro bus e facciamo quattro ore in questo. Appena saliamo sul bus a Sultan Battery ci sono scimmie che entrano sul bus e pretendono da mangiare dai passeggeri, riusciamo a non dare nulla e a non essere morsi.

Arriviamo a Bangalore distrutti dal viaggio e con le vesciche pienissime. Appena scesi dal bus Mikael si mette a urinare contro un muro (cosa in India assolutamente normale, anzi, più che normale) e arriva la polizia che gli dice di dover pagare una multa di 500 Rupie. Mikael se la cava con una bustarella di 200.

13 dicembre - Wayanand National Park

Facciamo passare la mattinata giocando a carte e poi saliamo su un bus - ovviamente senza finestrini - che ci porterà a Sultan Batery, città dalla quale partiremo per visitare il Wayanand national park che, come dice la lonely planet, "è uno dei posti in cui è praticamente impossibile non vedere gli elefanti selvatici".

A metà tragitto scopriamo di essere su un autobus sbagliato, che va nella stessa direzione, ma gestito da un'altra compagnia e dobbiamo ricomprare il biglietto. Viaggiamo per tre ore con le ginocchia in bocca e molto stretti, con infinite buche che ci fanno sbattere le ginocchia sul metallo davanti a noi, ma l'aria che si fa sempre più fresca e una vista paradisiaca fuori dal finestrino ci allietano il tragitto.Dopo aver trovato una sistemazione torniamo su un bus che ci riporta all'ingresso del parco. Il bus si riempie pian piano di bambini di ritorno da scuola che, passata la prima timidezza, si fanno avanti. Tutti vanno da un bambino a farsi tradurre le domande e poi ci chiedono le solite cose: nazione, nome, matrimonio… 


Quando ci chiedono dove stiamo andando rispondo che andiamo a vedere le tigri, ma nel dirlo alzo la voce su "tigers" e spavento il bullo di turno avvicinandomi e facendo la mossa di graffiarlo. Tutti scoppiano in una grassa risata, tranne un bambino che stava per cadere dal bus.Affittiamo una jeep e entriamo nel parco nazionale. Vediamo piante di sandalo, termiti impressionanti, vespai, cerbiatti, pavoni selvatici, galline selvatiche, un paio di scoiattoli enormi, un bufalo selvatico, ma niente elefanti.


12 dicembre - ancora Mysore

Dopo una colazione enorme costata 0,50€ prendiamo un autobus che porta sulla collina che sovrasta Mysore. Visitiamo il tempio in cima, ci godiamo un po' la vista e scendiamo per la strada dei pellegrini, mille gradini che portano in città. Alla fine dei gradini assistiamo all'accoppiamento di scimmie e capre che si infastidiscono l'un l'altro.

Il paesaggio è spettacolare e il calore sopportabile, quasi gradevole. Finita la nostra camminata ci concediamo un massaggio ayurvedico e trascorriamo la serata parlando con qualche indiano nel nostro ostello

11 dicembre - Mysore


Arriviamo la mattina presto a Mysore e non veniamo assaliti dagli autisti dei risciò, anzi. Basiti e con la consapevolezza che la città è vivibile e amichevole cerchiamo un risciò tra gli autisti che scherzano e si abbracciano.

Giriamo tutto il giorno tra gli antichi meravigliosi palazzi di Mysore - residenza dei Maraja in passato - e tra stradine piccole e puzzolenti. 

Troviamo un bar/bettola dove bere birra e mangiamo in posti dove ci sono solo indiani, nessun menù e il costo medio di un pasto è meno di un euro.

Nel pomeriggio decidiamo di goderci un film di Bollywood e andiamo al cinema. Solitamente i film indiani sono storie d'amore in cui si canta e si balla per metà del film e le cui trame sono facilmente eseguibili nonostante l'hindi. Noi andiamo a vedere Tallash, che si rivela profondo e in qualche modo legato a tragedie familiari, visioni di fantasmi, assassini e prostitute. Riusciamo a capire la trama non senza qualche difficoltà e usciamo un po' delusi dal fatto di aver visto l'unico film bollywoodiano senza neanche un ballo.
Serata cenando in un posto molto tipico indiano, dove non sanno cosa siano le posate e torniamo in ostello alle 22.00, poco prima del coprifuoco

10 dicembre - l'altra sponda di Hampi

Esploriamo con i nostri motorini l'altra sponda del fiume. Uscendo dalla nostra guesthouse ci sono campi di riso ancora ricoperti d'acqua, divisi da file perfette di palme da cocco. Il ripetersi di riso e cocco finisce per schiantarsi in un miracolo di rocce appese sopra altre rocce.

Guidiamo. Guidiamo senza una meta vera e arriviamo a un lago. Proseguiamo. Continuiamo per piccole stradine che ci fanno attraversare villaggi tipici indiani con vestiti tribali, campi di riso su campi di riso, allevatori che pascolano con l'unica cosa che possiedono, aquile che girano sulla testa e, sullo sfondo, rocce che attendono qualcosa sopra altre rocce. La domanda che tutti ci siamo fatti arrivando ad Hampi è stata "ma com'è possibile che si siano create queste rocce?". Non ho cercato la risposta, voglio rimanere ignorante col mistero di queste rocce posate perfettamente a caso.


Guido con una mano sola, facendo tantissimi video del nostro girovagare che ci porta a un villaggio, a un altro fiume, a un onte crollato, a vecchi che trasportano rami secchi troppo pesanti, palme, rocce, contadini seri, bambini sorridenti, altre rocce.


Alla sera salutiamo tutti e, con Mikael, partiamo per Mysore.

domenica 16 dicembre 2012

9 dicembre - uno dei più bei posti di questi mesi

Ci svegliamo presto per attraversare il fiume e vedere la dea elefantessa, protettrice di uno dei templi più importanti di Hampi, che si reca al vicino fiume e si fa lavare. 

La stazza e l'intelligenza dell'animale mi sorprendono: passa i soldi ricevuti in offerta al monaco al suo fianco e mangia i frutti a lei offerti in dono, benedicendo il donatore appoggiando la maestosa proboscide sulla testa.
Una volta arrivata in acqua si sdraia su un lato e lascia che due addetti la lavino e la strofinino.
Il mio pensiero di un'elefantessa curata e trattata da dea mi ha permesso di guardare la scena pensando che, anche se in cattività, Laksimi - questo il nome dell'animale - avesse una bella vita. Appena dopo colazione però siamo entrati nel tempio e l'elegante e maestoso pachiderma deve stare tutto il giorno rinchiuso.
Sempre dal meraviglioso ostello in cui alloggiavo a Goa arrivano un ragazzo tedesco e uno turco. Affittiamo tutti insieme dei piccoli motorini e iniziamo a girare Hampi un po' a caso. 


La giornata si rivela tra le più belle di sempre, godendo a più non posso dell'infinità di emozioni che la città offre.
Mentre ci avviciniamo a un tempio vediamo un cavallo magrissimo e immobile vicino a una costruzione in mattoni, avvicinandoci vediamo che al cavallo è stato tranciato uno zoccolo e se ne sta zitto e sofferente attendendo la propria morte. Cerchiamo di convincere qualche local a chiamare qualcuno per abbatterlo e ci assicurano che faranno qualcosa, ce ne andiamo col fortissimo dubbio che sarà lasciato morire in sofferenza. 


Salutiamo le ragazze che stanno tornando a Goa e con i motorini andiamo al monkey temple per vedere il tramonto. Calcoliamo malissimo le distanze e ci troviamo a dover correre all'impazzata sugli scalini che portano in cima al tempio. Lo sforzo è ripagato da una vista che ha pochi rivali e un sole rosso e tondo che regala sfumature rosse prima di "violentare altre notti". 





8 dicembre - Sofi incornata da un toro


Veniamo svegliati da Mike (o Mikael), il ragazzo anglo-svedese conosciuto a Goa, che bussa alla porta fortissimo di mattina presto.
Lo stavamo aspettando. 


Attraversiamo il fiume e andiamo con un risciò nella parte chiamata royal garden, fitta di templi meravigliosi e paesaggi incantati. Sudiamo camminando tra le meraviglie di hampi, con i gruppi di scolaresche che ci salutano e toccano i biondi capelli di Sofie stupiti dal loro colore. 


Le piccole strade sterrate intorno ai templi sono ovviamente piene di animali, piccole mandrie i bufali, mucche, capre e così via. Mentre stavamo camminando vicino a una rovina Sophie si ferma a scattare una foto, stupita dalle dimensioni di un toro. Il toro non la prende bene e incorna la povera svedese alzandola da terra; per fortuna le corna sono rivolte all'indentro e non riescono a infilzarsi. Sophie finisce con qualche livido sulla pancia, un braccio dolorante e un bel po' di spavento. 


Continuano tra queste rovine abbandonate chiedendoci come potesse essere al tempo in cui Hampi era una città viva e fiorente. 


Dopo una cena passata a giocare con alcuni piccoli cuccioli torniamo davanti al nostro piccolo bungalow e iniziamo a cantare mantenendo un tono decisamente basso e pacato. Il padrone arriva a chiederci di fare silenzio, sono le 22.00. 

7 dicembre - ma che meraviglia!


Arrivo ad Hampi il mattino presto e, mentre cerco di uscire dal bus vengo assalito da una miriade di autisti di risciò che riesco a mandare via e lasciarmi in pace non senza qualche difficoltà. 

Arrivo al fiume che devo attraversare con una piccola barca per arrivare sulla sponda dove abbiamo deciso di alloggiare. 
La vista è straordinaria. Il fiume nelle prime luci del mattino rispecchia le infinite rocce che circondano tutta hampi. Nella scalinata che porta al fiume famiglie intere lavano se stesse e i propri panni nelle acque sacre del fiume. 


Affittiamo delle biciclette con delle ragazze olandesi e nel torrido sole indiano giriamo per templi e rovine.
Hampi è indescrivibile! Camminiamo e giriamo per questi scenari lunari di rocce enormi tra gli infiniti templi indiani e passiamo una serata a rilassarci e divertirci coccolando dei cuccioli in un ristorante. 
Ad Hampi tutto chiude alle 19.00 dalla parte del fiume con i templi e alle 22.00 sull'altra sponda.

6 dicembre - go to Hampi, go to Hampi, go to Hampi


Dopo una giornata di ozio totale parto con due ragazze svedesi - entrambe Sofie -per Hampi. 

Dopo aver ordinato street food e averlo mangiato con le mani da delle buste di plastica su un primo bus ci separiamo e salgo su un bus pieno zeppo di giapponesi. 


Il bus é un night bus con dei letti lunghi circa 180 cm, ma forse qualcosa meno, in cui spero di riuscire a riposare. In generale per viaggiare in India è meglio il treno, ma per aiutare le Sofies ad affrontare la loro prima esperienza in un bus indiano e il primo spostamento non in aereo. 


Appena vado dal mio letto c'è un ragazzo nel posto a fianco al mio.
Io "ehi man, how are you?"
Risposta "I'm Russian"
Ah bon.
Questo aneddoto, senza spiegare nulla, spiega abbastanza quello che penso dei russi qui. 

5 dicembre - Anjuna market


Vado con Mikela e Mike (il cui vero nome è Mikael) al market di Anjuna, un affollato mercato con una serie infinite di bancarelle che vendono un po' di tutto (e un po' sempre le stesse cose). 

Ci perdiamo a pranzo nei nostri stessi discorsi su reincarnazione, universo, religione connessioni mentali ecc. Mike è uno strizza cervelli con una laurea anche in filosofia, Mikela una svariona sognatrice che parla col mondo tramite la sua energia e il loro dire praticamente le stesse cose usando parole completamente diverse è quantomeno affascinante. 


La sera andiamo a Baga beach, in una discoteca dove il mercoledì le donne non pagano, gli uomini pagano poco se accompagnati o tantissimo se da soli e poi si ha open bar. Tutto l'ostello è presente e festeggia insieme fino a tarda notte.

4 dicembre - profondità non schivabile


Dopo aver conosciuto nuova gente in ostello andiamo tutti in spiaggia a Vagatore.
Tra i nuovi arrivi ci sono due persone che spiccano per simpatia e feeling nei miei confronti: Mike, un ragazzo svedese-inglese e Mikela, una ragazza norvegese. 


Passiamo pomeriggio cena e notte a ridere e scherzare e fare riflessioni estremamente serie e profonde in spiaggia, circondati di giorno dalle mucche e di sera dai cani randagi. 

3 dicembre - tutti odiano i russi


Vado con Alan a una spiaggia poco lontana, meravigliosa la strada che porta alla spiaggia, ancor più meravigliosa la spiaggia.
L'unico problema qui sono i russi. Sono circa il 70% dei turisti presenti, sono scorbutici, arroganti, mediamente molto brutti, non spiccicano una parola di inglese e pensano di poter comprare il mondo e le persone con i loro soldi. 


Gli indiani sono visibilmente stufi dei loro modi di fare e del poco rispetto - per usare un eufemismo - che le loro donne hanno per le abitudini indiane dove le donne coprono ginocchia e spalle. Sono ovunque e non piacciono a nessuno. La generalizzazione che porta a parlare di popolo con delle caratteristiche e non di persone mi da sempre molto fastidio e non mi piace, ma la statistica sui russi in India dice che il 100% sono delle persone come descritto. 



La sera torniamo ancora ad Anjuna, bevendo e ballando in spiaggia.

2 dicembre - Vagatore


Decido di proseguire e vado a Vagatore, spiaggia poco lontana.
Arrivo in ostello e passo giornata e serata con un bel po' di gente da ovunque nel mondo.
La sera andiamo ad Anjuna, posto da festa per eccellenza e alcuni del gruppo iniziano a saltare in acqua mentre io passo la serata a parlare con Alan, ragazzo svizzero, olimpionico under 18 in ginnastica e con un sacco di storie da raccontare.

1 dicembre - Arambol


Parto con Damian, due cileni, Nicolas e Christian e tre svedesi alla ricerca di paradise beach.
Affittiamo motorini e guidiamo per ore tra le meravigliose strade intorno a Goa. 


Il gruppo è composto da svarioni mica da ridere che si guadagnano da vivere facendo braccialetti e collane (davvero fighissimi) con vari fili e pietre preziose. 


Arriviamo a paradise beach e torniamo perdendoci diverse volte, schiviamo mucche, salutiamo gli indiani a bordo strada e torniamo in tempo per il solito avvenimento al tramonto. Si trovano una quindicina di persone con bonghi, chitarre, didgeeridoo, sax ecc e iniziano a improvvisare musica sulla spiaggia, subito prima del tramonto.
Intorno la gente balla scatenata, ci sono giocolieri, artisti che ruotano bastoni infuocati, gente che medita, chi pratica thai chi in gruppo, si vede di tutto, tutto improvvisato, in un atmosfera di convivialità quasi irreale.