lunedì 28 gennaio 2013

27 gennaio - anche meglio!


Ci svegliamo alle 4.00 del mattino e dopo un'ora e quaranta minuti di viaggio raggiungiamo quota 4400 metri. Nel chiarore della luna piena siamo circondati da cinquanta geyser e settanta fumarole vulcaniche.
Attendiamo l'alba a meno sei gradi, in uno scenario incredibile, con i geyser che ogni tanto sputano l'acqua intorno al metro d'altezza. Appena spunta il sole ci lanciamo in una piscina semi-artificiale con acqua calda e dopo questa esperienza termale saliamo a 4600 metri, per poi ridiscendere a 4100 per visitare un vecchissimo villaggio che un tempo fu di minatori.
Qui Ashley inizia a sentirsi male per l'altezza ma un miracoloso tè di una strana erba locale la rimette in sesto.

Torniamo in città per organizzare una notte molto speciale e partiamo per il tour del pomeriggio verso la laguna seja. 
Nel tour del pomeriggio si uniscono a noi quelli che saranno i miei compagni di viaggio nel deserto boliviano: Emily, ragazza inglese, Cristian, tedesco e Cattalin, primo viaggiatore rumeno che abbia mai conosciuto.
Arriviamo in un lago col 40% di sale, dove - per la prima volta - provo l'esperienza di galleggiare in acqua senza sforzo. L'esperienza è incredibile... ti puoi sdraiare come se fossi su un letto e tanto il sale ti tiene su. Dopo qualche foto molto stupida usciamo tutti pieni di sale e ci avviamo a un altro luogo dove ci sono altre tre lagune. Una è scavata nel terreno a circa tre metri sotto il livello del deserto circostante; ci tuffiamo nei modi più idioti possibili e poi attendiamo il tramonto su una laguna senza acqua, completamente salata, infinita, con un prato verdissimo e le Ande sullo sfondo. Bevendo pisco sour ammiriamo queste bellezze e torniamo in città.

In un'ora andiamo a comprare una quantità infinita di birre e pisco sour, prendiamo delle vecchie tavole da snowboard e andiamo nella valle della morte. 
La valle della morte si chiama così per colpa di un belga non molto intelligente che voleva chiamarla valle di Marte, ma - non avendo pronunciato muerte al posto di Marte - il nome è stato acquisito dai locali e così è rimasto. Arriviamo in bus e camminiamo per una ventina di minuti. Lo spettacolo è uno dei migliori di sempre, la luna illumina le rocce in modo miracoloso e si riflette su alcune piastre di sale; arriviamo a una duna altissima di sabbia, saliamo, ci mettiamo la tavola ai piedi e ci lanciamo giù dalle dune, chi meglio chi peggio. A valle ci attendono birra fresca e pisco sour. Passiamo circa tre ore facendo sandbording e ritorniamo in un bus chiassoso e ilare, che si accanisce contro il rumeno per la loro fama di zingari.

Arrivati in città camminiamo a senza meta fino a ritrovarci in una festa in mezzo al deserto, con una piccola casa che mette musica elettronica e, fuori, un gruppo di bonghi e chitarre che improvvisano, un falò, cani randagi e un sacco di gente divertente. Insegno a dire le cose più sconce del mondo in italiano a un gruppo di cilene e torniamo in ostello alle 5.30, svegli da oltre 25 ore.

26 gennaio - Lagune e valle della luna

Partiamo presto con i tre australiani e Lennard (insieme ad un altro po' di gente) per un tour che ci porta in mattinata a due lagune, nel pomeriggio alla valle della luna.

Viaggiamo per alcune ore, circondati dai vulcani delle Ande e da altre due catene montuose meno importanti e la vista è semplicemente non descrivibile.

Iniziamo con un deserto di sale di origine oceanica, come prima cosa lecco una pietra per poi scoprire che, oltre al sale, c'è anche dell'arsenico! La vista candida, quasi innevata, viene "disturbata" da un'infinità di fenicotteri di diversi colori.

Più tardi visitiamo un villaggio antichissimo con porte di legno di cactus pregiatissimo e mattoni fatti con ossa di animali, fango e piante e - infine - arriviamo a circa 4300 metri, dove un fiume è stato trasformato in due lagune dall'eruzione di due vulcani circostanti.
La vista è mozzafiato, l'acqua blu che più blu non si può, la temperatura è fresca, il sole picchia forte per la latitudine tropicale, ma l'altitudine dona una freschezza incredibile. Siamo circondati da animali visibili solo qui, specie strane di lama, uccelli mai visti ecc ecc.

Il pomeriggio andiamo alla valle della luna, una rocciosa che - ovviamente - ricorda il panorama lunare, col sale che crepa la pietra di giorno e la richiude di notte. Entriamo in una grotta scura e meravigliosa e iniziamo a scherzare e fare foto assolutamente non normali con la guida (nel frattempo diventata nostra amica) che ci richiama in continuazione, come a scuola.

25 gennaio - parto per il Cile

Sveglia presto e un bus mi porta in Cile, a San Pedro. All'inizio mi ero dispiaciuto di dover fare il viaggio di giorno, considerandolo una perdita di tempo, ma il paesaggio mi ha presto fatto cambiare idea. Attraversare le Ande è assurdo, fantastico, unico. Cavalli, lama, pecore e asini selvatici possono attraversare la strada da un momento all'altro. L'altitudine - che varia dai 2000 a quasi 5000 metri - combinata con la latitudine (praticamente siamo sul tropico) creano un paesaggio mitico, che continua a essere a ogni passo da cartolina.

Attraversiamo prima Purmamarca, ammirando da un po'  più lontano la montagna dei sette colori, per poi inerpicarci tra le rocce color mattone e ocra che si aprono in una salina immensa, un lago di sale piatto calmo e immenso che, con le piogge del periodo, brilla e luccica. Il paesaggio magico prosegue per ogni singolo metro del viaggio, mentre sul bus accadono cose strane (gente che vomita sangue e altri che si cagano addosso). 

Sul bus ritrovo Lennard, ragazzo olandese conosciuto a Mendoza, e conosciamo un gruppo di tre australiani, Dean, Jhosua e Ashley.

Arriviamo in serata a San Pedro, città con case di fango, un tempo patria di minatori, ora viva grazie al turismo, iniziato pochissimo tempo fa, intorno al 1990.

24 gennaio - meraviglie di madre natura

Parto da solo per visitare un paesino vicino a Jujuy, chiamato Puermamarca, famoso per la montagna dai setti colori.

Questo villaggio minuscolo è una meraviglia. Le case basse in mattoni quasi fangosi, i lama che corrono liberi intorno e una montagna di sette colori che sovrasta il tutto. Cammino per circa quattro chilometri, intorno alla montagna, per tornare al villaggio. La temperatura è perfetta, la vista incredibile, la montagna è rossa, arancione, azzurra, verde, bianca, blu, viola... dicono sette, ma io ne ho visti molti di più. La gente in questi villaggi ha visi molto scuri, è di statura più bassa e non dispensa sorrisi senza motivo.
Finisco di visitare Purmamarca e mi accorgo di avere ancora molto tempo e proseguo per un altro villaggio quasi in Bolivia, chiamato Humahuaca. 
Così come Purmamarca, Humahuaca è una cartolina, le macchine vecchie, tutto in mattoni, un villaggio di altri tempi, i vestiti tipici, una camminata che sale a una chiesa circondata di cactus e rocce sparse.

Torno a emozionarmi, a sorprendermi, a conoscere nuove emozioni regalate, come sempre non da città ma da la pachamama, madre natura, il mio Dio preferito.

Serata a mangiare e parlare di calcio con un gruppo di argentini. Il mio castellano è proporzionale all'alcol nel mio corpo, però anche la mia pancia è proporzionale all'alcool nel mio corpo. Quindi, in conclusione, tornerò grasso conoscendo lo spagnolo o magro e ignorante.

23 gennaio - Jujuy


Arrivo a Jujuy nel pomeriggio e inizio a vagare per città. Incontro per caso una coppia di ragazzi irlandesi con i quali avevo fatto  rafting a Mendoza e decidiamo di "bere un bicchiere di vino" in un bar nella piazza principale. Il bicchiere di vino si trasforma in cinque bottiglie e la mia giornata diventa tanto divertente quanto improduttiva dal punto di vista turistico.

22 gennaio - Salta ancora o ancora Salta


In mattinata giriamo un altro po' per Salta e poi visitiamo un museo di alta montagna, dove sono conservate delle mummie di bambini sacrificati dai Maya nelle alture sul confine boliviano. 

Per la prima volta dall'inizio del mio viaggio inizio a pensare che nove mesi siano troppi. Le città sono carine, alcuni posti meravigliosi, ma ho visto così tanto negli ultimi mesi che diventa difficile emozionarsi per cose così simili - in qualche modo - all'Italia.

21 gennaio - Cafayate


Partiamo con un tour organizzato che ci porta a Cafayate, seconda città per importanza nella produzione del vino dopo Mendoza. 
La sveglia suona alle 6.30, ma la spengo senza accorgermene e Annemarie mi sveglia alle 7.15, quando l'autista mi sta già aspettando.

La strada per raggiungere Cafayate è un susseguirsi di regali della natura; formazioni rocciose vecchie di millenni che giocano con le forme e i colori più disparati. Da ricordare la gola del diablo, l'anfiteatro, la rana, il titanic, il castello, l'obelisco e altri che non ricordo. Sulla strada ci fermiamo a coccolare e fare qualche foto con dei lama, che hanno degli occhi sorprendentemente dolci e femminili per arrivare a Cafayate all'ora di pranzo e dopo una visita deludente a una cantina facciamo ritorno a Salta.

19 - 20 gennaio - Salta

Salta è una città strana, con alcune zone bellissime e antichi palazzi e altre zone con costruzioni in stile sovietico, squadrate e orrende. Con Annemarie, ragazza olandese conosciuta a Mendoza, giriamo la città con le chiese coloratissime, i vecchi conventi e prendiamo una seggiovia che ci porta in cima a una collina poco distante. La vista non è delle più impressionanti, anche se le Ande sullo sfondo fanno la loro figura.
La serata la trascorriamo in ostello con Olli (il ragazzo conosciuto a Buenos Aires) e sua sorella e, come sempre con Olli, è semplicemente fantastica.

14 - 18 gennaio - Mendoza e dintorni


Dopo un giorno di viaggio arrivo in mattinata la mattinata del 14 a Mendoza, faccio un giro della città e poi vengo raccolto da un bus che mi porta nella periferia della città. Da qui prendiamo dei cavalli e giriamo per quasi due ore ammirando le ande sullo sfondo. 

Il giorno successivo sveglia presto per passare un giro tra gli splendidi vigneti intorno a Mendoza, andando da un vigneto all'altro in bici. 

Dopo un altro giorno di visita alla città e un giorno facendo rafting nelle acque terrose e sporche di un fiume poco distante, parto per Salta.

12 gennaio - il settimo dice...


Dopo una giornata con Olli, ragazzo olandese fantastico, siamo andati in una discoteca molto famosa, chiamata "la terrazas del este" con altre persone dell'ostello e - qui - qualche brava persona mi ha rubato il telefono. 
Che il karma si prenda cura di te.

2 - 11 gennaio - BA

In questi giorni ho cercato di trovare un lavoretto per un mese nella capitale argentina, ma senza successo (forse non ho proprio profuso il massimo impegno).

Salvo i primi giorni, dove ho girato visitando con diverse persone conosciute in ostello e, più tardi, con una delle ragazze cilene conosciute in Brasile, per circa cinque giorni la mia giornata è stata:
arrivare in ostello alle 7.00 del mattino, dormire un'ora e mezza, andare al corso di spagnolo dalle 9.00 alle 13.30, dormire tutto il pomeriggio, bere, uscire. Riprendere il ciclo degli eventi.

1 gennaio - poche ore di luce


Passo la mia ultima giornata in Brasile in spiaggia, con Tatiana - ragazza centallese volontaria a Rio da mesi - e una serata tranquilla, provati dalle precedenti.

31 dicembre - uno dei migliori della mia vita


Dopo una visita a un centro deserto e inquietante andiamo al Corcovado. Quello che vede Gesù tutti i giorni è uno spettacolo incredibile. Arriviamo al tramonto, la luce è perfetta, la gente è pochissima dato che si stanno preparando per la festa alla sera. Passiamo a bocca aperta lunghi minuti e poi scendiamo per andare a festeggiare a copacabana.
Ci sono alcune tradizioni molto importanti nel capodanno in Brasile. I colori che si vestono significano qualcosa: il bianco è pace, il rosa amore, il rosso passione, l'oro soldi ecc ecc. Quindi tutti ipocritamente vestono qualcosa di bianco. Non avendo trovato delle magliette bianche tipiche da turista con scritto "Rio 2013" o "I love Rio" io e Pietro le abbiamo comprate da donna.
Le serata risulta essere meravigliosa, uno dei migliori capodanni di sempre. La spiaggia a Copacabana è stracolma, con musica e gente che balla ovunque, ma lo spazio vitale per ballare, parlare e fare gli scemi c'è eccome.
Appena scatta la mezzanotte partono un'infinità di fuochi d'artificio e - come da tradizione - tutti si dirigono verso il mare per saltare su un piede solo (il destro) le prime sette onde, mentre le donne lanciano un fiore di buon auspicio in mare.

30 dicembre - come direbbe Roberta Luzi, il palo di zucchero

Ci svegliamo tardi e ancora ubriachi e decidiamo di andare a vedere il Cristo. Arrivati a prenotare il treno che ci porta sul Corcovado ci dicono che il prossimo treno disponibile è alle 19.00. Decidiamo allora di riempire la giornata andando sul Pan De Azucar.

Anche qui la coda non scherza, ma dopo circa un paio d'ore riusciamo a salire. La vista è mozzafiato e la compagnia, che non conoscevo affatto, risulta essere perfetta. 

Il pane di zucchero è composto da due montagne che sovrastano Rio, nella prima la vista è limpida e meravigliosa, ma quando saliamo sulla seconda ci attende un'enorme nube che ci avvolge, ci rinfresca e ci impedisce di vedere a più di un metro da noi. Incontriamo però alcuni animali strani, come una sorta di miniscimmia incrociata con un orsetto lavatore, un piccolo mostriciattolo che non assomiglia a nulla di ciò che ho visto in vita mia. 

Usciamo dalle nubi e torniamo sul Corcovado che inizia a piovere; decidiamo allora di rimandare al giorno successivo e torniamo in ostello.

29 dicembre - the girl from Ipanema

Camminiamo per circa quaranta minuti fino a raggiungere Ipanema. 
La spiaggia è murata di gente e trovare un posto dove sedersi è quasi un'impresa. Il caldo è assurdo e il mare è tanto mosso quanto rinfrescante. Passeggiamo per Ipanema fino a raggiungere Copacabana e resto stupito da come le ragazze brasiliane indossino costumi super minuti sia che pesino trecento chili, sia che siano di una bellezza indicibile.

Le serata, dopo una competizione di risotti tra me e Pietro, giochiamo a qualche drinking game e andiamo a fare serata a Lapa, quartiere affollatissimo e ricco di locali dove incontriamo un gruppo di cilene vagamente pazze.

28 dicembre - Rio!


Arrivo a Rio e mi incontro con Pietro - un ragazzo conosciuto a Bologna quasi per caso - e due sue amiche canadesi, entrambe di nome Andreanne, passiamo la prima serata in ostello con alcuni ragazzi brasiliani.

27 dicembre - ilha grande


Saluto Vi e vado a fare una giornata a Ilha Grande, un'isola tra Paraty e Rio. Causa alcuni ritardi sui trasporti passo sull'isola solo poche ore, abbastanza per ammirare la meraviglia rovinata dalla spazzatura raccolta in un angolo incantevole dell'isola.

26 dicembre - Paraty

Partiamo per un'escursione in barca che ci porta a visitare quattro diverse spiagge. Ho delle fotografie mentali meravigliose di Paraty fantastiche, una panchina in mezzo a un'isola, circondata dal nulla se non da palme, delle case enormi in isole piccolissime, che valgono milioni e milioni di euro, il blu di pesci che nuotano in un mare altrettanto blu, gente che cammina sull'acqua, una barca con un invito a "vivere felici" abbandonata su una spiaggia deserta e molto mal ridotta. 
I ciottoli delle strade sono una minaccia a tutte le caviglie, specialmente quelle degli anziani e la musica brasiliana, tra samba e fo all, non smette mai di far da colonna sonora al mondo.

Per tutta la gita siamo accompagnati da due ragazze bravissime che cantano e suonano.
Ritorniamo sulla terra ferma e andiamo a cenare in uno dei ristoranti più famosi del posto. Il cibo e il servizio sono meravigliosi, considerando che non mi coccolavo con una cena decente da mesi...

25 dicembre - una strada un inferno

Partiamo per una località chiamata Paraty.

Le ore di viaggio previste sono quattro. Guidiamo e guidiamo fin che arriviamo a una strada assurda. Sterrata, piena di buche, con la macchina che tocca sotto, dove non si riesce a fare più dei 5-10 Km/h. Le ore di viaggio diventano sei, le jeep ci sorpassano chiedendoci se siamo matti a far sta strada con una focus e le maledizioni per google map si sprecano.

Arrivati a Paraty la vista è meravigliosa. La città è una gruppo di piccole case bianche con finestre e porte bordate di colori vivaci, il mare calmo e tranquillo rispecchia i ciottoli delle strade e la purezza apparente delle chiese di un bianco immacolato.

24 dicembre - ah boh...

Vatti a ricordare che ho fatto, ma sono abbastanza sicuro fosse quasi natale... anche se c'erano 33 gradi.

23 dicembre - tu sai?

Non ho memoria di cosa abbiamo fatto durante il giorno, ma la sera siamo usciti con due amici di Viviana, Adriana e Luiz.
Dopo una gran cena,  eravamo in un locale e Vi era talmente ubriaca che è andata da Adriana (sua migliore amica) e le ha chiesto "vieni spesso qui che non ti ho mai vista?" ahahah

22 dicembre - gli zombi


Girando per Sao Paulo si incontrano diversi "zombi", barboni che vivono sotto i ponti o nelle piazze che, strafatti di crack o colla, camminano trascinandosi come se fossero zombi. Qualche anno fa un ragazzo ha sparato e ucciso diversi barboni e - quando fermato dalla polizia - si è giustificato dicendo che credeva di essere in uno di quei videogiochi dove uccidi gli zombi.

20 - 21 dicembre - Sao Paulo du Brauzzzzil


Volo a Sao Paulo e mi ri-incontro con Viviane, ragazza conosciuta in Laos.

Giriamo per le strade di Sao Paulo, città grande, maestosa, con alcune zone carine, ma mai nulla di impressionante.
Vi è una differenza enorme tra la povertà sudamericana e quella asiatica. In Asia i poveri ti abbracciano, ti salutano, ti sorridono e mai ti sentiresti in pericolo di avvicinarli, parlare con loro e le loro semplici vite; in Sudamerica la povertà fa paura, ti guarda con occhi minacciosi e mai immagineresti di salutare, battere un cinque o stringere una mano.

Serata in un locale molto carino dove un gruppo di amici di Vi suonavano cover dei Beatels. 

19 dicembre - Recoleta


Con un tour organizzato dall'ostello parto per Recoleta, quartiere carino, stile francese, dove vivono i porteni benestanti.

Highlight del tour è il cimitero. Un cimitero privato, dove sono sepolti politici, ex presidenti, artisti, premi nobel. Tutte le tombe sono costruite in modo diverso, in stili differenti e costano una fortuna. Vi è una lista di attesa per ottenere uno spazio ed essere sepolto tra i famosi... bah...

La tomba più visitata dagli argentini comuni e l'unica che rechi dei fiori è quella di Eva Peron, personaggio quasi mitico in argentina. Il suo corpo ha vissuto esperienze assurde, è stato sepolto, rubato, fatto girare per il paese e, si dice, anche stuprato, prima di terminare nel cimitero più prestigioso, circondato dalle stesse persone che lei odiava.

Ci sono moltissime storie sulle persone sepolte qui, le due migliori riguardano una ragazzina e una coppia di sposi.
La ragazzina è stata sepolta anni fa, tutti pensavano fosse morta, invece era solo in coma. Svegliatasi nella tomba ha iniziato a urlare e a provare a uscire, ma, ovviamente, tutti anno gridato ai fantasmi. Quando hanno aperto il loculo hanno trovato le pezzi di unghie contro il marmo. Dopo questo avvenimento, hanno deciso di costruire una statua di lei che sembra uscire per sempre dalla tomba.
La storia sulla coppia è ancora migliore. Il marito, in fin di vita, ordinò che venisse costruita una sua statua e diede tutti i dettagli: devo essere seduto, con un bicchiere in mano, guardare questo punto cardinale ecc ecc. Qualche anno la sua morte morì anche la moglie che diede una e una sola disposizione sulla sua statua: fate quello che volete, ma mettetemi in modo che non possa più vederlo per il resto della mia vita. E così è, la statua di lui curata, seduta e nobile, di lei c'è solo un piccolo busto in marmo che dà le spalle al marito.

Serata tranquilla con due tedeschi simpaticissimi.

18 dicembre - la boca


Mi aggrego a un gruppetto di persone del mio ostello e partiamo ad esplorare la città.

Il primo quartiere che visitiamo è la Boca. Partiamo dalla Bombonera, lo stadio del "club mas grande"; lo stadio è sorprendentemente piccolo e il pensiero è stato solo uno "devo venire a vedere una partita".

Proseguiamo per la boca, quartiere coloratissimo e, in alcune zone, decisamente pericoloso. Qui è stato inventato il tango, qui tutti ballano il tango. Le case sono tutte coloratissime: adesso questo colore da vivacità ed è simbolo di bellezza, un tempo era il simbolo della povertà, la gente del posto prendeva le vernici avanzate dalle navi (la Boca è vicinissima al primo porto di Buenos Aires) e colorava con quello che aveva le proprie case.



Serata passata con alcune svedesi e un canadese che, mentre stavamo per comprare i biglietti per una discoteca ha proposto "ma perchè non andiamo a scalare una statua?" e tutti, ovviamente, ci siamo trovati molto d'accordo con questa idea e abbiamo passato la notte a baciare un piccolo gesù su un presepe in strada e ad arrampicarci sulla statua di un generale argentino del passato.

venerdì 18 gennaio 2013

17 dicembre - Buenos Aires


Arrivo a Buenos Aires e esco con un gruppo di locals conosciuti su couchsurfing.

Buenos Aires sembra Bologna a giugno, l'aria che anticipa l'estate, il fresco che tra poco si svestirà e diventerà torrida umidità, le case alte in stile francese.

Attraverso avenida 9 de julio, la strada più larga del mondo, per diverse volte, girando la testa ad ammirare questo mondo nuovo in cui sto pensando di fermarmi un paio di mesi a lavorare.

Blocco e rubata

Dopo un blocco quasi mensile, in cui mi annotavo solo pochi spunti di quello che stavo facendo, avevo ricominciato a scrivere.

Come sempre, sul mio telefono, nelle note, a tempo perso, prendendo ispirazione o spunto da qualsiasi cosa.

Ora che il telefono è stato rubato proverò ad andare a memoria per scrivere in breve l'ultimo mese...