giovedì 20 dicembre 2012

16 dicembre - viaggio

Parto da Bangalore e dormendo poco arrivo a Francoforte. Mi stupisco della pulizia, dell'igiene, della gente che non rutta e non sputa, degli abiti lunghi e caldi. 

Resto un'infinità di ore a Francoforte aggiornandomi sulla vita italiana e comunicando con amici e poi riparto alla volta del Sud America.

15 dicembre - Bangalore e il mio ultimo giorno in Asia

Il mio ultimo giorno in Asia mi da sensazioni strane. Sono triste di lasciare la mia amata Asia, ma il fatto di essere sicuro di dover partire mi spinge ad aver voglia di andare subito in aeroporto, senza dover aspettare l'intera giornata.
Giriamo per Bangalore a piedi, prendendo - per sbaglio - strade che nessun turista ha probabilmente mai preso, con la gente che ci chiede fotografie e gruppi di mucche e galline ammassate sui rifiuti a bordo strada.

Visitiamo alcune attrazioni, mangiamo in un paio di ristoranti buonissimi e a sera vado a prendere un bus per l'aeroporto verso le 22.00. Gli autisti di taxi mi dicono che l'ultimo bus per l'aeroporto parte alle 20.00 e io rispondo di venire con me alla stazione dei bus, se c'è ancora un bus pagano loro la corsa, se non ce ne sono più pago doppio il taxi. Ovviamente nessuno accetta e prendo un bus.
Come ho sentito dire a un poliziotto a Bangkok: tranne quando stanno mangiando, nella bocca degli autisti di risciò c'è solo merda.

14 dicembre - parco nazionale e bus infiniti

Ci svegliamo alle 6.00 e andiamo subito al parco, per cercare di vedere gli animali abbeverarsi di primo mattino.

La nostra visita risulta identica alla sera prima, con l'eccezione di una mandria di bufali che attraversa a tutta velocità la strada sulla quale stiamo viaggiando. Vicino all'uscita dal parco vediamo due elefanti con due uomini che li stanno addestrando. Uno dei due elefanti cammina lento, con le pesanti catene ai piedi e un chiarissima striscia d'acqua che cade dagli occhi. L'elefante piangente è una delle immagini più tristi che io abbia mai visto, così maestoso e dimesso, lacrime che sanno di punti interrogativi.
Torniamo all'hotel, facciamo i bagagli e partiamo per Bangalore, da cui avrò il volo per Francoforte e, successivamente, per Buenos Aires. Facciamo tre ore e mezzo in un bus, arriviamo nuovamente a Mysore, prendiamo un altro bus e facciamo quattro ore in questo. Appena saliamo sul bus a Sultan Battery ci sono scimmie che entrano sul bus e pretendono da mangiare dai passeggeri, riusciamo a non dare nulla e a non essere morsi.

Arriviamo a Bangalore distrutti dal viaggio e con le vesciche pienissime. Appena scesi dal bus Mikael si mette a urinare contro un muro (cosa in India assolutamente normale, anzi, più che normale) e arriva la polizia che gli dice di dover pagare una multa di 500 Rupie. Mikael se la cava con una bustarella di 200.

13 dicembre - Wayanand National Park

Facciamo passare la mattinata giocando a carte e poi saliamo su un bus - ovviamente senza finestrini - che ci porterà a Sultan Batery, città dalla quale partiremo per visitare il Wayanand national park che, come dice la lonely planet, "è uno dei posti in cui è praticamente impossibile non vedere gli elefanti selvatici".

A metà tragitto scopriamo di essere su un autobus sbagliato, che va nella stessa direzione, ma gestito da un'altra compagnia e dobbiamo ricomprare il biglietto. Viaggiamo per tre ore con le ginocchia in bocca e molto stretti, con infinite buche che ci fanno sbattere le ginocchia sul metallo davanti a noi, ma l'aria che si fa sempre più fresca e una vista paradisiaca fuori dal finestrino ci allietano il tragitto.Dopo aver trovato una sistemazione torniamo su un bus che ci riporta all'ingresso del parco. Il bus si riempie pian piano di bambini di ritorno da scuola che, passata la prima timidezza, si fanno avanti. Tutti vanno da un bambino a farsi tradurre le domande e poi ci chiedono le solite cose: nazione, nome, matrimonio… 


Quando ci chiedono dove stiamo andando rispondo che andiamo a vedere le tigri, ma nel dirlo alzo la voce su "tigers" e spavento il bullo di turno avvicinandomi e facendo la mossa di graffiarlo. Tutti scoppiano in una grassa risata, tranne un bambino che stava per cadere dal bus.Affittiamo una jeep e entriamo nel parco nazionale. Vediamo piante di sandalo, termiti impressionanti, vespai, cerbiatti, pavoni selvatici, galline selvatiche, un paio di scoiattoli enormi, un bufalo selvatico, ma niente elefanti.


12 dicembre - ancora Mysore

Dopo una colazione enorme costata 0,50€ prendiamo un autobus che porta sulla collina che sovrasta Mysore. Visitiamo il tempio in cima, ci godiamo un po' la vista e scendiamo per la strada dei pellegrini, mille gradini che portano in città. Alla fine dei gradini assistiamo all'accoppiamento di scimmie e capre che si infastidiscono l'un l'altro.

Il paesaggio è spettacolare e il calore sopportabile, quasi gradevole. Finita la nostra camminata ci concediamo un massaggio ayurvedico e trascorriamo la serata parlando con qualche indiano nel nostro ostello

11 dicembre - Mysore


Arriviamo la mattina presto a Mysore e non veniamo assaliti dagli autisti dei risciò, anzi. Basiti e con la consapevolezza che la città è vivibile e amichevole cerchiamo un risciò tra gli autisti che scherzano e si abbracciano.

Giriamo tutto il giorno tra gli antichi meravigliosi palazzi di Mysore - residenza dei Maraja in passato - e tra stradine piccole e puzzolenti. 

Troviamo un bar/bettola dove bere birra e mangiamo in posti dove ci sono solo indiani, nessun menù e il costo medio di un pasto è meno di un euro.

Nel pomeriggio decidiamo di goderci un film di Bollywood e andiamo al cinema. Solitamente i film indiani sono storie d'amore in cui si canta e si balla per metà del film e le cui trame sono facilmente eseguibili nonostante l'hindi. Noi andiamo a vedere Tallash, che si rivela profondo e in qualche modo legato a tragedie familiari, visioni di fantasmi, assassini e prostitute. Riusciamo a capire la trama non senza qualche difficoltà e usciamo un po' delusi dal fatto di aver visto l'unico film bollywoodiano senza neanche un ballo.
Serata cenando in un posto molto tipico indiano, dove non sanno cosa siano le posate e torniamo in ostello alle 22.00, poco prima del coprifuoco

10 dicembre - l'altra sponda di Hampi

Esploriamo con i nostri motorini l'altra sponda del fiume. Uscendo dalla nostra guesthouse ci sono campi di riso ancora ricoperti d'acqua, divisi da file perfette di palme da cocco. Il ripetersi di riso e cocco finisce per schiantarsi in un miracolo di rocce appese sopra altre rocce.

Guidiamo. Guidiamo senza una meta vera e arriviamo a un lago. Proseguiamo. Continuiamo per piccole stradine che ci fanno attraversare villaggi tipici indiani con vestiti tribali, campi di riso su campi di riso, allevatori che pascolano con l'unica cosa che possiedono, aquile che girano sulla testa e, sullo sfondo, rocce che attendono qualcosa sopra altre rocce. La domanda che tutti ci siamo fatti arrivando ad Hampi è stata "ma com'è possibile che si siano create queste rocce?". Non ho cercato la risposta, voglio rimanere ignorante col mistero di queste rocce posate perfettamente a caso.


Guido con una mano sola, facendo tantissimi video del nostro girovagare che ci porta a un villaggio, a un altro fiume, a un onte crollato, a vecchi che trasportano rami secchi troppo pesanti, palme, rocce, contadini seri, bambini sorridenti, altre rocce.


Alla sera salutiamo tutti e, con Mikael, partiamo per Mysore.

domenica 16 dicembre 2012

9 dicembre - uno dei più bei posti di questi mesi

Ci svegliamo presto per attraversare il fiume e vedere la dea elefantessa, protettrice di uno dei templi più importanti di Hampi, che si reca al vicino fiume e si fa lavare. 

La stazza e l'intelligenza dell'animale mi sorprendono: passa i soldi ricevuti in offerta al monaco al suo fianco e mangia i frutti a lei offerti in dono, benedicendo il donatore appoggiando la maestosa proboscide sulla testa.
Una volta arrivata in acqua si sdraia su un lato e lascia che due addetti la lavino e la strofinino.
Il mio pensiero di un'elefantessa curata e trattata da dea mi ha permesso di guardare la scena pensando che, anche se in cattività, Laksimi - questo il nome dell'animale - avesse una bella vita. Appena dopo colazione però siamo entrati nel tempio e l'elegante e maestoso pachiderma deve stare tutto il giorno rinchiuso.
Sempre dal meraviglioso ostello in cui alloggiavo a Goa arrivano un ragazzo tedesco e uno turco. Affittiamo tutti insieme dei piccoli motorini e iniziamo a girare Hampi un po' a caso. 


La giornata si rivela tra le più belle di sempre, godendo a più non posso dell'infinità di emozioni che la città offre.
Mentre ci avviciniamo a un tempio vediamo un cavallo magrissimo e immobile vicino a una costruzione in mattoni, avvicinandoci vediamo che al cavallo è stato tranciato uno zoccolo e se ne sta zitto e sofferente attendendo la propria morte. Cerchiamo di convincere qualche local a chiamare qualcuno per abbatterlo e ci assicurano che faranno qualcosa, ce ne andiamo col fortissimo dubbio che sarà lasciato morire in sofferenza. 


Salutiamo le ragazze che stanno tornando a Goa e con i motorini andiamo al monkey temple per vedere il tramonto. Calcoliamo malissimo le distanze e ci troviamo a dover correre all'impazzata sugli scalini che portano in cima al tempio. Lo sforzo è ripagato da una vista che ha pochi rivali e un sole rosso e tondo che regala sfumature rosse prima di "violentare altre notti". 





8 dicembre - Sofi incornata da un toro


Veniamo svegliati da Mike (o Mikael), il ragazzo anglo-svedese conosciuto a Goa, che bussa alla porta fortissimo di mattina presto.
Lo stavamo aspettando. 


Attraversiamo il fiume e andiamo con un risciò nella parte chiamata royal garden, fitta di templi meravigliosi e paesaggi incantati. Sudiamo camminando tra le meraviglie di hampi, con i gruppi di scolaresche che ci salutano e toccano i biondi capelli di Sofie stupiti dal loro colore. 


Le piccole strade sterrate intorno ai templi sono ovviamente piene di animali, piccole mandrie i bufali, mucche, capre e così via. Mentre stavamo camminando vicino a una rovina Sophie si ferma a scattare una foto, stupita dalle dimensioni di un toro. Il toro non la prende bene e incorna la povera svedese alzandola da terra; per fortuna le corna sono rivolte all'indentro e non riescono a infilzarsi. Sophie finisce con qualche livido sulla pancia, un braccio dolorante e un bel po' di spavento. 


Continuano tra queste rovine abbandonate chiedendoci come potesse essere al tempo in cui Hampi era una città viva e fiorente. 


Dopo una cena passata a giocare con alcuni piccoli cuccioli torniamo davanti al nostro piccolo bungalow e iniziamo a cantare mantenendo un tono decisamente basso e pacato. Il padrone arriva a chiederci di fare silenzio, sono le 22.00. 

7 dicembre - ma che meraviglia!


Arrivo ad Hampi il mattino presto e, mentre cerco di uscire dal bus vengo assalito da una miriade di autisti di risciò che riesco a mandare via e lasciarmi in pace non senza qualche difficoltà. 

Arrivo al fiume che devo attraversare con una piccola barca per arrivare sulla sponda dove abbiamo deciso di alloggiare. 
La vista è straordinaria. Il fiume nelle prime luci del mattino rispecchia le infinite rocce che circondano tutta hampi. Nella scalinata che porta al fiume famiglie intere lavano se stesse e i propri panni nelle acque sacre del fiume. 


Affittiamo delle biciclette con delle ragazze olandesi e nel torrido sole indiano giriamo per templi e rovine.
Hampi è indescrivibile! Camminiamo e giriamo per questi scenari lunari di rocce enormi tra gli infiniti templi indiani e passiamo una serata a rilassarci e divertirci coccolando dei cuccioli in un ristorante. 
Ad Hampi tutto chiude alle 19.00 dalla parte del fiume con i templi e alle 22.00 sull'altra sponda.

6 dicembre - go to Hampi, go to Hampi, go to Hampi


Dopo una giornata di ozio totale parto con due ragazze svedesi - entrambe Sofie -per Hampi. 

Dopo aver ordinato street food e averlo mangiato con le mani da delle buste di plastica su un primo bus ci separiamo e salgo su un bus pieno zeppo di giapponesi. 


Il bus é un night bus con dei letti lunghi circa 180 cm, ma forse qualcosa meno, in cui spero di riuscire a riposare. In generale per viaggiare in India è meglio il treno, ma per aiutare le Sofies ad affrontare la loro prima esperienza in un bus indiano e il primo spostamento non in aereo. 


Appena vado dal mio letto c'è un ragazzo nel posto a fianco al mio.
Io "ehi man, how are you?"
Risposta "I'm Russian"
Ah bon.
Questo aneddoto, senza spiegare nulla, spiega abbastanza quello che penso dei russi qui. 

5 dicembre - Anjuna market


Vado con Mikela e Mike (il cui vero nome è Mikael) al market di Anjuna, un affollato mercato con una serie infinite di bancarelle che vendono un po' di tutto (e un po' sempre le stesse cose). 

Ci perdiamo a pranzo nei nostri stessi discorsi su reincarnazione, universo, religione connessioni mentali ecc. Mike è uno strizza cervelli con una laurea anche in filosofia, Mikela una svariona sognatrice che parla col mondo tramite la sua energia e il loro dire praticamente le stesse cose usando parole completamente diverse è quantomeno affascinante. 


La sera andiamo a Baga beach, in una discoteca dove il mercoledì le donne non pagano, gli uomini pagano poco se accompagnati o tantissimo se da soli e poi si ha open bar. Tutto l'ostello è presente e festeggia insieme fino a tarda notte.

4 dicembre - profondità non schivabile


Dopo aver conosciuto nuova gente in ostello andiamo tutti in spiaggia a Vagatore.
Tra i nuovi arrivi ci sono due persone che spiccano per simpatia e feeling nei miei confronti: Mike, un ragazzo svedese-inglese e Mikela, una ragazza norvegese. 


Passiamo pomeriggio cena e notte a ridere e scherzare e fare riflessioni estremamente serie e profonde in spiaggia, circondati di giorno dalle mucche e di sera dai cani randagi. 

3 dicembre - tutti odiano i russi


Vado con Alan a una spiaggia poco lontana, meravigliosa la strada che porta alla spiaggia, ancor più meravigliosa la spiaggia.
L'unico problema qui sono i russi. Sono circa il 70% dei turisti presenti, sono scorbutici, arroganti, mediamente molto brutti, non spiccicano una parola di inglese e pensano di poter comprare il mondo e le persone con i loro soldi. 


Gli indiani sono visibilmente stufi dei loro modi di fare e del poco rispetto - per usare un eufemismo - che le loro donne hanno per le abitudini indiane dove le donne coprono ginocchia e spalle. Sono ovunque e non piacciono a nessuno. La generalizzazione che porta a parlare di popolo con delle caratteristiche e non di persone mi da sempre molto fastidio e non mi piace, ma la statistica sui russi in India dice che il 100% sono delle persone come descritto. 



La sera torniamo ancora ad Anjuna, bevendo e ballando in spiaggia.

2 dicembre - Vagatore


Decido di proseguire e vado a Vagatore, spiaggia poco lontana.
Arrivo in ostello e passo giornata e serata con un bel po' di gente da ovunque nel mondo.
La sera andiamo ad Anjuna, posto da festa per eccellenza e alcuni del gruppo iniziano a saltare in acqua mentre io passo la serata a parlare con Alan, ragazzo svizzero, olimpionico under 18 in ginnastica e con un sacco di storie da raccontare.

1 dicembre - Arambol


Parto con Damian, due cileni, Nicolas e Christian e tre svedesi alla ricerca di paradise beach.
Affittiamo motorini e guidiamo per ore tra le meravigliose strade intorno a Goa. 


Il gruppo è composto da svarioni mica da ridere che si guadagnano da vivere facendo braccialetti e collane (davvero fighissimi) con vari fili e pietre preziose. 


Arriviamo a paradise beach e torniamo perdendoci diverse volte, schiviamo mucche, salutiamo gli indiani a bordo strada e torniamo in tempo per il solito avvenimento al tramonto. Si trovano una quindicina di persone con bonghi, chitarre, didgeeridoo, sax ecc e iniziano a improvvisare musica sulla spiaggia, subito prima del tramonto.
Intorno la gente balla scatenata, ci sono giocolieri, artisti che ruotano bastoni infuocati, gente che medita, chi pratica thai chi in gruppo, si vede di tutto, tutto improvvisato, in un atmosfera di convivialità quasi irreale.

venerdì 30 novembre 2012

28 e 29 novembre - Arambol

Vengo svegliato da una "donna delle pulizie" della stazione di Goa che mi batte una scopa sui piedi e mi dice che è ora di svegliarmi, sono le 5.45.

Mi alzo constatando lo sguardo stupido di molti indiani attorno a me per il mio aver dormito "tra loro" e proseguo per la spiaggia di Arambol, dove mi aspettano Damian, Sarah, Jana e Sophie. 
Dopo un'ora e un po' di taxi mi metto in stanza con Damian e passiamo un paio di giorni tra calcio in spiaggia (partita Iran - Argentina/Italia persa in modo clamoroso allo scadere) e serate chiacchierando.

Solitamente non mi piace tornare nei posti dove sono già stato, ma qui a Goa ho fatto un'eccezione. Arambol mi sembra molto simile a quattro anni fa, stessi hippies, al tramonto ci si trova tutti a suonare borghi e altri strumenti e a danzare in spiaggia, stessi locali, stessi sorrisi... 

27 novembre - dato che sto un po' meglio...


Dopo una lauta colazione tento la fortuna e vado alla stazione dei treni. 

Non c'è un singolo posto libero, resta soltanto la classe "generica" che sarebbe la quinta classe.
In queste carrozze i biglietti sono un optional, tanto non controlla nessuno, e i biglietti vendibili sono infiniti. 

Ci si stipa come animali e si cerca di conquistare una posizione e difenderla. L'unica vera regola è quella del più forte. Il soffitto del treno è un ammasso di cartone e lamiera ricco di buchi e alcuni ventilatori cercano di tagliare l'aria.
Trovo uno degli scompartimenti bagagli in alto libero (miracolo) e ci infilo entrambi i miei zaini per tenerlo occupato. 


Faccio le prime ore in piedi, poi mi alterno con un ragazzo simpatico su un sedile e chiacchieramo un po'.
Alla fine decido che voglio sdraiarmi e mi arrampico nel vano porta bagagli, spingo lo zaino grande al fondo, per farmi da cuscino e mi sdraio. Non posso allungare completamente le gambe perché il metallo al fondo mi fa presto male alle caviglie e perché i miei piedi sarebbero toccati dalla gente di passaggio.
Mi addormento per un po'. Mi risveglio che è quasi ora di cena, prendo qualcosa dai venditori alla stazione tramite i finestrini e dopo aver usato la toilette (che sarebbe un buco dal quale si vedono passare i binari, senza acqua e senza nulla se non un odore terrificante) torno a sdraiarmi. 


Leggo un po' un libro che consiglio vivamente "not without my sister", non so il titolo in italiano e non so se sia tradotto. 


Poi ascolto un po' di musica, tra cui la mia nuova canzone preferita "luna" di Togni e - dopo aver pianificato la mia proposta di matrimonio nei dettagli (manca solo una lei) - torno a cercare di dormire dato che dovrei arrivare a destino in qualche ora indefinita tra l'una e le tre di notte. 


Comunque quando Togni canta "Son pieno di contraddizioni, che male c'è? Adoro le complicazioni, fanno per me. Non metterò la testa a posto, mai!" Ahahah, ma secondo me siam fratelli. 


Arrivo a destino all'1.40. Indeciso sul da farsi mi sdraio in stazione con gli altri indiani attendendo l'alba. 


Direi che 14 ore di treno in una classe che non è neppure descrivibile e qualche ora dormendo sul pavimento in una stazione indiana possono decretare il fatto che io mi sia rimesso...

26 novembre - dimesso!


Vengo dimesso nella calura di Kochi e cerco di prenotare un treno per il giorno dopo per Goa a raggiungere un bel po' di gente conosciuta nel cammino ma sembra non ci siano posti. Domani tenterò la sorte. 

Mangio qualcosa rendendomi conti di quanto il cibo ospedaliero faccia schifo anche in India.
Finisco avidamente il mio piatto constatando con un grosso sorriso il ritorno del mio appetito. 

23, 24 e 25 novembre - ospedale


Passo le giornate in ospedale, senza fare nulla se non dormire o avere visioni strane, forse causate dalle medicine somministrate. 

Una sera prima di addormentarmi ho scritto mentalmente una perfetta lettera pre suicidio per un malato terminale.


Non ero mai stato ricoverato in ospedale in tutta la mia vita, quando ero nel pieno delirio febbrile ho iniziato a cantare "luna" dicendo "guarda che anch'io ho fatto a pugni con Dio" e ho iniziato a parlare a madre natura e a qualche entità superiore.
Nel mio piccolissimo, mi riesce già molto più facile capire il motivo per il quale la gente si riavvicina alle religioni nei momenti difficili per la propria salute.


La mia camera d'ospedale è cento volte di qualità superiore rispetto a qualsiasi hotel io sia stato in questi quasi sei mesi e ha anche la tv! La tv mi ha permesso di fare overdose di calcio, dopo mesi e mesi che non vedevo una partita.


Il dottore è un giovane indiano con gli immancabili baffi e gli occhiali ed ha uno sguardo e un tono così rassicuranti che ogni volta che lui è nella stanza mi sento molto molto meglio. 

22 novembre - il primo ricovero in ospedale della mia vita


Mi sveglio che la febbre è ancora altissima. 
Telefono alla assicurazione per sapere se hanno delle cliniche convenzionate in cui andare, ma l'ufficio assistenza apre alle 8.00 ore italiane, quindi devo aspettare un paio d'ore. Alla fine richiamo io e mi dicono che posso andare dove voglio dato che in India non hanno cliniche convenzionate. Eh, vaffanculo.

Arrivo in ospedale, un medico mi visita e subito mi ammettono. La mia prima notte in ospedale in tutta la mia vita sarà in un ospedale indiano! 

Passo la giornata dormendo, tremando e sudando, con dottori e infermieri molto molto gentili. 

Riesco finalmente a mangiare qualcosa per cena, dopo oltre trenta ore di digiuno.
Prima di sera mi viene detto che ho una brutta infezione delle vie urinarie, ma che dovrebbero dimettermi in un paio di giorni. 

21 novembre - non mi sento tanto bene...


Ci svegliamo presto e prendiamo due bus locali incasinati, sporchi e rumorosi per arrivare a Kochi. 

Giriamo come pazzi per trovare una sistemazione che costi poco e che ci piaccia e giriamo per kochi con io che mi fingo una guida turistica e spiego le varie attrazioni della città. 

A metà pomeriggio inizio a sentirmi poco bene e torno in hotel, scoprendo di avere la febbre a 38. Dormo un paio d'ore e provo a tornare in pista per cena. 

Passo la cena a guardare i sintomi della malaria e quasi mi convinco di averla. Torno a letto prestissimo tre febbre a quaranta e tremori incredibili. Passo una delle notti più brutte della mia vita, tra incubi, sogni assurdi, febbre a quaranta e tremori che mi prendono dal collo in giù facendo quasi muovere il letto.

20 novembre - Allepay e backwaters


Mentre faccio colazione con Ella, Chris e Sophie scopro il motivo per cui il mio amico belga non ha più risposto ieri sera. 

Il padrone del ristorante inizia a raccontare che ieri un ragazzo ha investito un indiano con la moto l'ha ucciso; l'indiano era ubriaco e si è lanciato in mezzo alla strada. Essendo il ragazzo senza patente è adesso in prigione e rischia di restarci per un po'. Il ragazzo si chiama Gregory, è belga e vive a Varkala... 


Partiamo col treno dopo un'accesa discussione con quello stronzo del bigliettaio che ci ha fatto pagare i biglietti 20 rupie in più. Me ne sono accorto tardi e quando sono andato a reclamare ha iniziato a mentire e allora ho concluso la discussione con un pacatissimo "quelli come te rovinano la reputazione di tutti gli indiani e spero tu possa morire in modo doloroso". 


Arriviamo a Allepey e partiamo subito per un giro nelle backwaters. Internamente rispetto al mare di estende una distesa infinita d'acqua composta da una complessa rete di canali e piccoli laghi. La vista è di quelle da cartolina, acqua e palme ti circondano senza lasciarti scampo e da qualsiasi parte si guardi non si fa che ammirare una vista mozzafiato. Trascorriamo circa tre ore chiacchierando, facendo foto e scambiando sorrisi e saluti con le altre navi intorno a noi. 


La sera dopo aver comprato qualche birra a poco guidati da un autista di risciò musulmano che si è perso tre volte ci siamo messi a parlare in riva al mare con alcune persone appena conosciute in hotel. 

19 novembre - Varkala e la cena mai fatta


Varkala è un posto meraviglioso, una rocciosa formazione a picco sul mare con spiagge meravigliose, decine di falchi e alti volatili e le alte onde che muovono un mare fresco e limpido.

L'atmosfera è meravigliosa e dopo una giornata in spiaggia a far nulla abbiamo passato una serata con gente incontrata per caso in spiaggia. 


Decido che domani proseguirò il viaggio con alcuni di loro verso Allepey. 


Quattro anni fa, a Goa, avevo incontrato un ragazzo belga che vive a Varkala e mi sono messo in contatto con lui, dovevamo andare a cena a casa sua, ma il telefono è spento e non si è più fatto vivo. Mistero.

18 novembre - Varkala


Parto appena sveglio per Varkala, cammino, prendo un risciò che prova a farmi pagare circa dieci volte il prezzo corretto e poi prendo un bus locale per Trivandrum. 

Mi ero quasi dimenticato quanto fosse incredibile un bus pubblico indiano. Il bus é vecchio e senza vetro alle finestre per far entrare un po' d'aria, inizialmente sembra non partire, ma poi l'autista armeggia col motore e si parte. 


Alla prima fermata salgono circa venti ragazzini che stanno andando a giocare a calcio in un campo poco lontano e inizialmente ci scambiamo nomi, cinque e sorrisi, poi uno di loro comincia a diventare insistente e fastidioso, chiedendomi di regalargli qualcosa, il cappello, gli occhiali, una biro, soldi... Finisco per dover fare un po' lo stronzo e dopo poco tutti scendono ridendo e indicandomi. 


Arrivato a Trivandrum prendo un risciò per la stazione e prenoto un treno di ultima classe per Varkala. Finisco in piedi, in un vagone affollatissimo in cui bambini piangono, uomini ruttano e tutti sudano. Lo spazio vitale è veramente minimo e ringrazio il mio grande zaino che mi permette di avere un po' di respiro. 


Dopo un altro risciò che mi porta a Varkala beach vado subito in spiaggia dove ritrovo Damian, Sarah e Jena, conosciuti in treno qualche giorno fa e Sophie.
Giornata in spiaggia e serata con un gruppo di persone da un po' tutto il mondo...

16 e 17 novembre - Kovalam e la donna


Passo le giornate a Kovalam, tra le spiagge, il faro, le palme che non fanno abbastanza ombra e i miei corsi di yoga. 

Due giornate tranquille tra le onde del mare arabico e la divertente compagnia di un paio di ragazze spagnole con un inglese zoppicante, che mi permette di provare a esercitare il mio spagnolo. 


L'ultima sera siamo andati in un locale che ha musica fino a tardi, essendo sabato sera ed eravamo gli unici non indiani e Alba e Eva erano le uniche donne...
Vicino alla chiusura, intorno alle 23.00 (ecco, il tardi è per gli standard indiani) gli indiani hanno iniziato ad essere pesanti e molesti con le ragazze e a sottolineare quanto la donna non conti assolutamente nulla nella loro cultura. 

15 novembre - Kovalam


Parto appena sveglio per Kovalam, spiaggia per eccellenza vicino a Trivandrum. 

Incontro un po' di gente in treno (Damian, Jana e Sarah) che mi indicano un posto dove stare e arrivo dopo treno e bus a destinazione. La spiaggia di Kovalam é abbastanza tranquilla anche se ci sono diversi turisti, a differenza di Kanyakumari, dove li si contavano sulle dita di una mano. 


Giro un po' a caso per le spiagge, faccio amicizia con una giovanissima ragazza austriaca nel mio ostello che gira per il mondo sola col bellissimo figlio di colore di tre anni e compro, tra mille peripezie, una SIM card.

14 novembre - Kanyakumari


Arrivo a Kanyakumari alle 6:50, in perfetto orario, godendo della vista all'arrivo: montagne di granito, verdi campi di riso che si fanno spazio tra le forte palme di cocco e alcune pale eoliche qua e là.

Trovo una sistemazione a poco e giro un po' per la città che risulta essere più piccola di quanto credessi. 
Vado subito a visitare il tempio più importante, quello in onore della dea Kumari, giro un po' ammirando i tre oceani che qui si incontrano, si mescolano, si confondono, non sanno dove andare e sbattono sulle due isole a poche decine di metri dalla costa, dove sorgono un memorial per un monaco errante indiano e "la statua indiana della libertà" che rappresenta un poeta del passato. 


Questa isole sono raggiungibili tramite un traghetto, ma - essendo festa - gli indiani in coda sono centinaia e centinaia. 

Faccio colazione mangiando una sorta di pancake salato dal sapore divino chiamato Uttapam. 


Giro per la città e fuori dal Gandhi memorial, nel quale parte delle sue ceneri sono conservate come da sua espressa richiesta, incontro Igor, ragazzo israelita col quale proseguo la giornata tra tè, chiacchiere, una gita a visitare una delle due isole e un bel tramonto sui tre mari che si abbracciano. 

13 novembre - corso di sopravvivenza in India durante una festività


Mi sveglio un po' stanco e dopo aver gustato una colazione indiana che mi fa chiudere gli occhi e mi riporta alla mente centomila emozioni mi avvio alla stazione dei treni per fare il biglietto per Kanyakumari. 

Vicino al mio hotel c'è una delle stazioni di Chennai. Le scene e l'umanità intorno alle stazioni indiane sono decisamente uniche. Scambio sorrisi con alcuni passanti e alcuni autisti dei risciò e vengo gentilmente rimbalzato di ufficio in ufficio per fare il biglietto. 


Alla fine scopro che la quarta classe (in India ce ne sono cinque) è piena e devo andare nella stazione centrale per cercare di trovare un biglietto. 


Mi avvio, arrivo alla stazione e vado nella sezione riservata ai turisti scavalcando persone dormienti e cani assonnati.
Nella biglietteria turistica sono comunque l'unico bianco, i "turisti" sono tutti pakistani o provenienti dal Bangladesh. 


Scopro però di aver bisogno della copia del passaporto per prenotare. Fuori dalla stazione è ben segnalato un negozio all'interno di un vecchio edificio che dovrebbe fare per me. Mentre salgo le scale di questo edificio da film dell'orrore dove tutto è scuro e sporco mi trovo a scavalcare famiglie dormienti, a schivare cavi scoperti, cani che vanno di fretta; arrivo davanti al negozio che è però chiuso. Oggi è il primo giorno del Diwali, il festival delle luci, una sorta di natale indiano che ricordo meraviglioso a Jaipur quattro anni fa. 


Chiedo allora in giro dove poter fare una fotocopia e vengo indirizzato abbastanza distante dalla stazione. Chiedo e cammino, cammino e chiedo, schifo il pattume a bordo strada, trattengo il fiato quando passo non distante dai bagni pubblici, sorrido, chiedo e cammino. Finalmente trovo un negozio che faccia fotocopie e torno a prendermi il biglietto. 


Dal mio arrivo alla stazione ad avere il biglietto in mano sono passate quattro ore circa. 
Salgo sul treno che mi porterà a Kanyakumari in circa tredici ore. Sorrido.

12 novembre - ritorno in India


Dopo una giornata in cui l'unica mia occupazione è stata inviare qualche regalo a casa sono andato in aeroporto litigando con un tassista e sono partito per tornare in India. 

Appena arrivato in India, in mezz'ora di taxi per arrivare a un hotel che in realtà non esiste mi sono ricordato perché questo posto é diverso dal mondo, perché dopo cinque mesi nel sud est asiatico l'India ti colpisce comunque, come il profumo dell'ospedale o - per citare un mio amore - come la fettina di cetriolo nel cheeseburger: sai che è li, sai cosa ti aspetta, eppure ti stupisci. 


Il taxi guida come un ossesso col clacson sparato a mille. Le cinture non le mette, ma per il semplice fatto che non ci sono!
Si fa fatica a capire in che parte della strada si guidi e i semafori non esistono. 


Ma ancora una volta mi trovo a non riuscire a descrivere cos'è l'India... 

10 e 11 novembre - Bangkok


A Bangkok sono stato assalito da due sensazioni un po' strane, la prima del tipo: ma perché dovrei sforzarmi a incontrare gente nuova se tra un giorni vado in India, che mi ha portato ad essere un po' antisociale e non legare con nessuno. La seconda di odio nei confronti delle grandi città turistiche dove è tutta una rincorsa maleducata e sgarbata ai tuoi soldi. 

Un signore sik mi ha fermato per strada e mi ha detto di non voler vendermi niente, viene da Haridwar, nord India, città in cui sono stato e nella quale nel bel mezzo di uno dei momenti di più alta spiritualità mi sono stati chiesti dei soldi.
Mi ha accompagnato in una stradina laterale e ha iniziato a farmi poche domande e a prevedermi il futuro. Con un paio di trucchetti ben assestati e indovinando un numero e un colore sperava di guadagnarsi il mio stupore e i miei soldi, ma è rimasto con nulla se non una sorta di mia romanzina su quanto la gente come lui metta in cattiva luce un popolo spirituale come quello indiano. 


Per fortuna il secondo giorno ho incontrato Simi, ragazza inglese conosciuta ad Hanoi e un paio di ragazzi canadesi con cui avevo bevuto qualche birra a Pai - anche se entrambi avevamo ricordi vaghi - e mi sono messo a ballare come un ossesso gangam style per Kao San Road, strada di backpacker per eccellenza a BKK.


Comunque a Bangkok non ho fatto praticamente nulla, non ho girato nelle zone turistiche, non ho visto templi, mi son fatto a piedi sotto un caldo atroce buona parte della città, ma senza una mappa o una meta, ho girato a caso vedendo il lavoro quotidiano della gente del posto. 

9 novembre - incontro gente a caso


Dopo una giornata in giro per i templi di Chiang Mai, cittadina pulita, elegante e sorprendentemente silenziosa, sono andato in stazione a prendere un treno notturno per Bangkok. 

Nel vagone ristorante ho incontrato un ragazzo conosciuto a Pai e abbiamo trascorso la serata giocando a carte e bevendo. 


Mi sono quasi abituato a questo incontrare persone lungo il cammino che si erano già viste e conosciute, eppure ogni volta che ci penso mi viene solo un aggettivo: straordinario.

8 novembre - cooking class


Sveglia presto, mi vengono a prendere e vado a fare un meraviglioso corso di cucina thailandese. 

Cuciniamo tre piatti insieme e ne faccio quattro da solo: una zuppa di verdure con latte di cocco, pad thai, green curry e verdure fritte. 

Ognuno dei partecipanti ha affermato di aver mangiato il miglior pasto thailandese, il proprio.

7 novembre - Chiang Mai


Appena sveglio chiamo Karim e scopro che Axelina è in sala operatoria. 

Parto per Chiang Mai e, appena arrivato, prendo una moto e lo raggiungo in ospedale. 


Axelina è sorridente e straordinariamente forte. Per tutto il tragitto in ambulanza tra Pai e Chiang Mai, famoso per le sue settecentonovantadue curve, mentre l'infermiera al loro fianco vomitava, lei continuava a volersi fermare per bere una birra e tornare indietro. 


Trascorro un altro po' con loro e poi trovo un hotel dove potermi finalmente riposare. 


Serata nel night bazar con Laura, che ho ritrovato nel mio ostello. 

6 novembre - ultima sera... e ospedale!


Salutiamo Laura e andiamo a mangiare qualcosa. Alex vince una birra da me spalmando della crema solare non ben spalmata a una ragazza che mangiava accanto a noi e poi passiamo la giornata in piscina. 

Sapendo che sarebbe stata la nostra ultima sera insieme iniziamo presto a festeggiare in un jazz bar dove incontriamo due bambini hippy di 7 e 9 anni che parlano perfettamente inglese, svedese e spagnolo e poi ci trasferiamo nel nostro posto preferito, lo yellow bar, nel quale ri-incontriamo le svedesi e alcune italiane con un gruppo di amici. 


Una delle ragazze italiane sta festeggiando il compleanno e regala shot di vodka a chiunque passi.
Mentre ci spostiamo tra il jazz club e lo yellow bar chiedo ad Alex perché stiano prendendo i motorini dato che è facilmente raggiungibile a piedi. Lui risponde "scommettiamo che arrivo prima io?" e allora io mi tolgo le infradito e inizio a correre come un ossesso, finendo per perdere di non molto. 


Continuano bevendo e mi trovo a baciare nell'ordine: la festeggiata italiana, Alex, Karim, un'israeliana che credeva fossi un'altra persona e una delle svedesi, Frida. 


Dopo vari momenti esilaranti ci spostiamo in un altro bar, io in motorino con Karim e le due svedesi (Axelina e Frida) con Alex. 


Mentre stiamo per arrivare all'altro bar vedo Alex che perde equilibrio e cade.
Si alzano tutti in fretta e sembrano state tutti bene, ma Axelina sanguina a un piede. Guardo più attentamente e un pezzo enorme di pelle si è staccato e si vedono ossa e carne. Una cosa veramente veramente impressionante.


Karim carica Axelina e parte per l'ospedale. Alex inizia a piangere. Carico Alex sul suo motorino e vado a prendere il mio, torno indietro e carico Frida, seguito da Alex, per andare in ospedale dagli altri.
Arriviamo in ospedale e Karim e Axelina non ci sono. Convinto che Karim non ricordi la strada inizio a girare per cercarli; non li trovo, ma quando torno all'ospedale stanno facendo un'iniezione di antidolorifico a Axelina dopo che Alex e Karim hanno iniziato a urlare contro le infermiere.
Causa i loro urli, qualcuno ha chiamato la polizia che ora assiste alla scena. Axelina soffre come non ho mai visto soffrire nessuno, tutti cercano di calmarla, Alex piange perché si sente in colpa. 


Dal piccolo ospedale di Pai bisogna trasferirla a Chiang Mai. Frida vorrebbe andare con lei, ma hanno tutta la loro roba in hotel.


Karim ed io prendiamo in mano la situazione e decidiamo come segue:
Karim va in ambulanza con Axelina.
Io aiuto Frida a impacchettare la loro roba, poi vado nella stanza di Karim e faccio la sua valigia e me la porto dietro.
Alex l'indomani andrà a prendere la moto di Karim e la riporterà dove è stata noleggiata. 


La serata finisce verso le 6.00, con la sveglia alle 7.00, sfiniti e shoccati.

5 novembre - stesse cose, sempre diverse


Torniamo alle cascate e al "posto del succo magico" e alle sedie dondolanti portandoci dietro anche Karim e Laura. 

Difficile descrivere la meraviglia di una giornata che sembra uguale alla precedente... Il punto è che dovrei descrivere chi è Alex e chi mi spinge ad essere. 


A cena mi hanno offerto di mangiare tre peperoncini piccantissimi in cambio di una birra... Guardando esitante i peperoncini mi ero quasi convinto a farlo quando Laura ha preso i peperoncini dandomi della femminuccia e li ha masticati e ingeriti. Il risultato é che ha iniziato a piangere, sudare, diventare più rossa dei peperoncini stessi e a spararsi maionese in bocca spremendo il barattolo per diminuire l'effetto delle spezie. 



La sera, mentre tornavo a casa in motorino e caricavo un estraneo, mi sono ricordato che non avevo un posto dove dormire dato che l'ostello era tutto prenotato e mi hanno sbattuto fuori. 


Ho allora deciso di dormire su un'amaca nella zona comune, in cui c'erano altre cinque persone che dormivano sulle amache o per terra. Mi sono svegliato con i brividi per il freddo verso le 4.30 e ho deciso di provare a cercare un letto vuoto nel dormitorio. Fortunatamente qualcuno aveva abbandonato già il letto (o non era mai tornato) e ho avuto per qualche ora un letto e una calda coperta. 

4 novembre - ancora Pai, si scommette su tutto


Giornata di relax in piscina giocando a palla e scommettendo birre su qualsiasi cosa, spingendo tutti a fare cose molto molto sceme. 

Serata incontrando un'italiana conosciuta ad Hanoi e il gruppo di amici con cui viaggia ora e giocando vari drinking game con delle ragazze svedesi e un sacco di altra gente conosciuta per caso.

3 novembre - la gente fa la differenza


Mi incontro finalmente con Alex e Alicia, ragazzi californiani conosciuti in Laos con i quali non si fa altro che ridere e scherzare. 

Rifacciamo più o meno le stesse cose fatte da me il giorno prima, ma con loro diventa tutto più divertente e memorabile. 


Nelle cascate scopriamo un posto dal quale ci si può lanciare, basta arrampicarsi un paio di metri sulla roccia scivolosa e buttarti nell'unico punto dove la cascata supera il metro e mezzo.
Di ritorno dalle cascate ci fermiamo in un luogo magico: sperduto nel mezzo del nulla c'è una piccola fattoria che produce roselle, una pianta simile alle rose, ma con i fiori molto piccoli, patate e vari tipi di frutta. 


Ci si può fermare e, con un offerta libera, ti servono succo di roselle, patate sbollentate col sale, marmellata, frutto della passione, banane, noccioline e del vino di roselle. 


In questa fattoria uscita dalle fiabe c'è un gallo dalle dimensioni incredibili, decisamente il più grosso gallo io abbia mai visto. Vinco quattro birre da Alex perché rincorro il volatile e lo abbraccio. 
Di ritorno in ostello ci fermiamo in un punto panoramico meraviglioso, dove su delle sedie di metallo dondolanti a forma di uovo appese al soffitto il tempo si ferma ammirando il paesaggio sconfinato, i colori perfetti, l'arcobaleno che fa capolino...


La serata incontriamo due amici di Alex e Alicia, l'olandese Karim e l'inglese Laura. Da qui iniziano tre dei giorni più divertenti del mio viaggiare. 
Difficile spiegare il perché, impossibile ricordarsi tutte le volte che restiamo a denti scoperti e pancia in mano. 


Serata mangiando street food e bruschette e incontrando gente più o meno da ogni continente.
Verso fine serata ha iniziato a piovere e, causa anche l'altitudine il freddo si faceva vagamente sentire (soprattutto in maglietta e pantaloncini) e allora sono tornato a casa in motorino urlando per scaldarmi, con Alex che quando mi ha visto si è letteralmente rotolato per terra.

2 novembre - difficile spiegare Pai...


Parto con una moto e qualche persona che é con me in ostello per girare tra le montagne vicino Pai. 

Andiamo prima a delle cascate non impressionanti, ma la strada che le raggiunge è meravigliosa... 


Proseguiamo poi per un punto di vista panoramico che dona una vista mozzafiato di Pai e dintorni e andiamo poi ad altre cascate, questa volta belle e impressionanti.

1 novembre - Pai


Parto appena posso per Pai, altre quattro ore di bus. 

Come consigliato, vado a stare in un ostello chiamato spicy Pai, dove - circondato da campi di riso - ci sono delle capanne in bambù inspiegabilmente affascinanti. 


Serata di relax con le altre persone in ostello, dondolando stancamente sulle meravigliose amache e spareggiando birra.
Dormo per terra su un piccolo materasso dato che tutti i letti sono occupati, da domani avrò un letto vero. 


L'altra persona che dorme per terra si chiama Sven, belga, e ha una storia abbastanza incredibile.

Partito dal Belgio facendo autostop con un cartello che recita "Sydney", arriva in Iran senza pagare mai un biglietto. In Iran decide di dare abbracci alla gente e scrive un cartello "free hugs" e la gente per strada comincia ad abbracciarlo.
Viene per questo arrestato perché sta prendendo in giro la religione musulmana e sta cinque giorni in prigione! Appena uscito di prigione riceve una chiamata dalla madre: il padre è morto in un incidente stradale. Torna a casa per i funerali e riparte. Dopo un mese circa, in india, riceve una chiamata dalla ragazza che lo lascia. Ora è via da circa cinque mesi, la vita stravolta e ancora un paio d'anni di viaggio davanti a lui...

mercoledì 31 ottobre 2012

30 e 31 ottobre - viaggio infinito

Partenza alle ore 11.00 per Pakse, dopo un pezzo in barca e qualche ora in un bus locale facendo discorso profondi con Viviana arriviamo a Pakse verso le 15.00. 
Proseguo solo per il confine thailandese, in un piccolo mini van che dura circa un'ora. Al confine sbrigo le pratiche in mezz'ora circa e riparto in un altro mini van, questa volta guidato sulla sinistra, nel primissimo pezzo di Thailandia.
 
Arrivo a Ubon alla stazione dei treni che sono le 17.45 e chiedo un treno per il nord. Impossibile. L'unica soluzione è prendere un treno che vada a Bangkok e da li prenderne un altro per il nord. 
Parto alle 18.30 con un treno che dovrebbe arrivare a Bangkok alle 5:50.

Arrivo puntualissimo a Bangkok, stupito dalla comodità dei treni thailandesi, dove sono riuscito a dormire benissimo. 

Camminando per la stazione mi sembra di prendere per mano Terzani e riportarlo in vita con le sue stesse descrizioni. 

Per un paio d'ore osservo assonnato il brulicare crescente di quello che in questo momento mi sembra il centro del mondo e riparto alle 8.30, puntualissimo, per altre dodici ore di treno.

Ammiro paesaggi, leggo e scrivo, non apro bocca se non per ordinare cibo e dire "grazie" dalle 15.00 di ieri, guardo in faccia il sole che sta per tramontare, ripercorro mentalmente tutti i posti in cui sono stato in questi primi quasi cinque mesi e conto con le dita e dicendo a voce alta i nomi delle persone che ricordo e reputo importanti. 

Il sole cala presto e mi ritrovo a dover fare ancora almeno due ore e mezzo di treno senza poter fissare il finestrino. 

Arrivo a Chiang Mai con ritardo, che ormai sono le 22.30, prendo un tuk tuk, cerco posto in un ostello che però è pieno, cammino un po' per la città e mi accontento di un posto squallido ma che mi dia un letto vero. 

29 ottobre - Kayak

Con un bel gruppo di persone tra cui spiccano Viviana, ragazza cino-brasiliana che mi ha convinto a venire al sud, due tedesche, un olandese e un irlandese simpaticissimi e una coppia di inglesi partiamo per la nostra giornata in kayak.

Primo tratto di circa un'ora, tra scenari incantevoli e correnti abbastanza forti. Sia io e Viviana che Tommy e Joe ci ribaltiamo per colpa dei rami degli alberi sommersi dalle piogge, che escono di non molto, creano correnti strane e facilitano il nostro tuffo nel Mekong. 

Dopo circa un'ora ci fermiamo ad ammirare una cascata non troppo impressionante, sotto un caldo atroce, un sole bollente che ustiona praticamente tutti i partecipanti. Ripresi i kayak andiamo nella zona in cui il Mekong é più grande, ci fermiamo aggrappati a delle rocce per vedere i delfini d'acqua dolce e poi attraversiamo il fiume, entrando illegalmente in Cambogia per pranzare.

Anche se ormai sfiniti riprendiamo a pagaiare per un'altra ora e arriviamo alla cascata più grande di tutto il sud est asiatico. Uno spettacolo bello, ma non impressionante quanto credessi. Il vero problema di viaggiare tanto e consecutivamente è che ci si abitua al bello e al far festa e diventa difficile che qualcosa sia davvero sorprendente. 

Dopo un'altra mezz'ora di remi, mentre il sole ci offre un bel tramonto e uccelli volano in fondazioni a V torniamo sfiniti ai nostri bungalow e le nostre amache. 

Nel frattempo é arrivato Ricky sull'isola. Stasera sarà l'ultima serata insieme prima che lui proceda per il sud e io per il nord della Thailandia. 

28 ottobre - tubing again

Sveglia abbastanza tardi, colazione e poi in quattordici a fare tubing sulle sporchissime acque del Mekong. 

Usciti dal marrone del fiume ci siamo tutti affrettati a farci una doccia fingendo di dimenticarci che anche le docce prendono l'acqua dal fiume. 


Tramonto romantico sul fiume e alle 21.00 siamo già tutti a letto. 

27 ottobre - passeggiando in bicicletta

Dopo un viaggio infinito - cinque ore in un minibus, due di attesa, una in un tuk tuk, una di attesa, dieci di bus, una di attesa, tre di minibus e mezzora di barca - costeggiando paesaggi magnifici, arrivo alle quattromila isole e mi incontro con alcune persone conosciute tra Luang Prabang e Vang Vien. 

Appena arrivato non faccio in tempo a farmi una doccia che partiamo per le cascate. In quest'isola, chiamata Don Det, c'è soltanto una piccola strada sterrata che gira intorno all'isola , una che taglia l'isola a metà e nulla più. Andiamo in bicicletta tra gli infiniti campi di riso tra i sorrisi dei contadini e arriviamo a delle cascate sul Mekong molto carine, un po' di relax in spiaggia e una gran serata con un bel gruppo di persone da tutto il mondo. 

26 ottobre - verso 4000 islands

Parto verso mezzogiorno per "4000 islands", nel sud del Laos. 
Un fuori programma che mi farà fare ventiquattro ore di bus per andare al sud e credo il doppio per tornare nel nord della Thailandia. Tutti i viaggiatori che ho incontrato hanno detto che queste isole sul Mekong sono la parte più bella del Laos e, avendomi il Laos già sorpreso, non posso perdermele; inoltre raggiungo un bel gruppo di persone.

Arriverò a destinazione domani verso l'ora di pranzo. 

25 ottobre - Blue Lagoon

Mi sveglio e attendo Ricky e Matt per un paio d'ore, poi decido di andare alla Blue Lagoon da solo, in moto. 

Sulla strada sterrata e polverosa che porta alla laguna vedo un tuk tuk fermo con la ruota atterra. Sul  tuk tuk ci sono Alex, Alicia  e altri ragazzi (due italiani di Bolzano e due ragazze inglesi) con i quali abbiamo fatto serata sia a Luang Prabang che qui. L'autista prende la mia moto per andare a prendere una ruota di scorta e ripartiamo insieme.
Blue Lagoon è un pezzo di fiume largo circa cinque metri con le sponde di roccia. L'acqua turchese diventa profondissima nel centro e un albero a fianco sembra cresciuto apposta per arrampicarcisi e tuffarsi. 


L'albero è circondato di corde dalle quali ci si tuffa in acqua e, il punto più alto dell'albero dal quale si può saltare è circa sei metri. 


Più in là si scala un pezzo di montagna e si entra in una grotta meravigliosa e infinita dove cammino, mi infilo tra piccoli buchi tra le rocce con la mia torcia sulla testa e arrivo a vedere il fondo dopo quasi quindici minuti! 


Tornato vicino al fiume mi metto a giocare a calcio tennis con una pallina di bambù e poi relax e tuffi. 


Blue Lagoon credo sia uno dei posti più belli che io abbia mai visto.

giovedì 25 ottobre 2012

24 ottobre - Tubing


Compriamo un po' di alcool per festeggiare il mio "metà percorso" e andiamo a fare tubing.

La vista è spettacolare e la compagnia, con rappresentanti da tutti i continenti, magnifica.
Scendiamo lentamente trascinati dalla corrente e a ogni metro ci chiediamo come la gente possa essere così fatta e così idiota da morire qui.

Serata con un sacco di persone conosciute a Luang Prabang. È fantastico come tutte le facce in città sembrino ormai note.

23 ottobre - Vang Vien


Partiamo dopo poche ore di sonno per Vang Vien, patria del tubing.

Parentesi sul Tubing:
Il tubing è salire su una camera ad aria gonfia e lasciarsi trasportare dalla corrente a valle.
Oltre al tubing, ci si può lanciare con una corda in mezzo al fiume e lasciarsi andare.

In questo luogo sono purtroppo morti tantissimi giovani, tutti per lo stesso motivo: droga o alcool.
Tantissimi vanno a fare tubing completamente sfatti e non riescono a controllare il gommone, o si attardano e, quando cala il buio non riescono a tornare, altri si lanciano dalla corda centrando le rocce invece dell'acqua o, una volta in acqua, sono talmente andati da non riuscire ad avere la forza di nuotare e affogano. Considerando che l'acqua non supera mai l'altezza delle spalle...

La causa principale sono comunque i bar: tutto il fiume è costeggiato di piccoli bar più o meno improvvisati che offrono drink gratis, provocando la rischiosa ubriachezza. Molti sono caduti sulle rocce cercando di tornare sul gommone una volta lasciato il bar.

In questo momento praticamente tutti i bar sono chiusi da circa un mese a questa parte dato che - dicono i rumors - è venuto a mancare, facendo tubing, il figlio di un importante politico australiano che, interessatosi alla cosa, ha coinvolto il governo laotiano e chiuso i bar.

Si può ancora fare tubing, ma si è "costretti" a farlo da sobri o farlo portandosi l'alcool con se.


La strada per Vang Vien è un susseguirsi infinito di buche e viste meravigliose delle rigogliosissime montagne laotiane (come mi piace la parola laotiano), così vicine e così diverse da quelle vietnamite.

22 ottobre - in bici per Luang Prabang


In giro in bici per Luang Prabang. Sotto un caldo allucinante e un cielo terso e limpido giriamo in bici per LP, con il sempre marrone Mekong che mi ri-accoglie, dopo quasi due mesi in cui non ci vedevamo, con delle spettacolari sponde scavate dall'acqua e dall'uomo e delle strade costeggiate da basse casette in stile francese.

Luang Prabang è un misto quasi perfetto tra il meglio dell'Asia e il meglio dell'Europa, e al tramonto, salendo sulla collina che domina la città, ti accorgi di quanto questo matrimonio tra i tetti bassi in terracotta e le palme costeggianti il Mekong sia assolutamente perfetto.

21 ottobre - cascate


Appena svegli ci uniamo a due ragazzi olandesi e Matt, un australiano, e andiamo alle cascate poco fuori Luang Prabang.

La vista dalla strada é splendida, la natura e le montagne verdissime e molto meno rocciose che in Vietnam; arriviamo alle cascate e iniziamo a salire per raggiungere il punto piu' alto.

L'acqua cade copiosa e da abbastanza in alto, ma lo spettacolo è dato dal contorno, le cascate diventano piccoli torrenti che si separano e danno vita ad altre cascate, il tutto circondato dalla fitta natura tra la quale il sole fa filtrare i suoi raggi.

A valle vi è una grande risacca dove qualcuno ha legato una corda ad un albero, ci si arrampica e ci si lancia nel mezzo con la corda. Lo faccio tre volte chiedendo a Ricky di fare una foto ma non è mai riuscito a prendermi in tempo.

La sera a passeggio per uno strabiliante mercato notturno dove mi viene voglia di comprare di tutto e dove si può mangiare a 10000 kip, circa un euro a un all-can-you-eat buffet di cibo vegetariano incredibilmente buono.

Serata nuovamente al bowling.

20 ottobre - dal Nam al Laos


Dopo aver dormito qualcosa come quarantacinque minuti vado in aeroporto e lascio il Vietnam per andare a Luang Prabang, Laos.

Arrivato a LP giro un po' a piedi per raggiungere l'ostello dove incontrerò Ricky, che sta facendo lo stesso tragitto, ma in bus. La città é bellissima, l'influenza francese molto visibile, le strade sono pulite, silenziose, la natura circonda la città tutta fatta di piccole case basse e gente super gentile e sorridente.

Serata in un locale con alcune persone conosciute ad Halong Bay e altre incontrate li e, verso le 23.30, tutti al bowling!

In LP tutto chiude poco prima di mezzanotte e tutti si spostano a giocare a bowling continuando la serata.

17 ottobre - il peggior turista


Dopo giorni di ozio sono andato, come i peggiori turisti, a visitare la pagoda dei profumi a qualche chilometro da Hanoi con un pulman pieno di vecchi.

È quasi incredibile come la noia e il far nulla si alimentino con se stessi e crescano; oggi però sono riuscito a scacciarle in parte.

La pagoda dei profumi è una serie di pagode sparse tra piccole colline rocciose (tipiche della fascia a questa latitudine, come Ninh Binh o Halong Bay) alle quali si arriva solo tramite fiume.

La più importante é scavata nella roccia e reca una statua di Buddha donna con mille occhi e mille mani. Mille occhi per sentire, mille mani per avverare le preghiere. La leggenda narra che secoli fa un re abbia avuto tre figlie femmine e, di conseguenza, nessun successore al trono; le due principesse più grandi sposarono due idioti di dimensioni galattiche e così il re ripose tutte le speranze nella bellissima figlia minore (sempre più belli i figli minori). Il re disse alla figlia "ora, le tue sorelle han sposato due che neanche alla corrida li trovi così, tu che sei figa riesci a trovarne uno furbo? Anche bruttino, ma che almeno ne capisca qualcosa"; la figlia minore però non ne voleva mezza di sposarsi e - causa anche una più che accennata tendenza all'omosessualità - decise di dedicare la vita ai poveri dicendo al padre "senti qua, io mi dedico ai poveri che tanto di soldi ne abbiamo che metà basta; se mi sposo poi devo stare a casa a vedere la Juve alla tele e guardare i bimbi che fregnano e io di gagnu non ne voglio sapere".
Il re, decisamente alterato, la chiuse allora in prigione su una torre in montagna senza cibo né acqua dicendo qualcosa tipo "già devo far governare uno dei miei due generi idioti, se questa si mette ancora a sputtanarmi soldi qua e là finisce che non riesco neanche ad andare in Sardegna a godermi la pensione".
Però una tigre volante andò a liberare la principessa e la portò nella grotta dove sopravvisse a frutta e acqua. Morendo, diventò Buddha.

Alcuni particolari non li ricordo benissimo, ma sono sicuro che la storia fosse più o meno così.

Halong Bay

Halong bay è una distesa di acqua dalla quale spuntano delle rocce dal nulla, di spiagge ce ne sono pochissime e sono, solitamente, molto piccole e meravigliose. 

 Una delle cose più straordinarie sull'isola è il plancton. Di notte, nuotando, si forma intorno a te un cerchio scomposto di bolle verdi fosforescenti...

Queste poche righe per rassicurare: non abbiamo solo bevuto.

12 e 13 ottobre - cast away tour


Ci svegliamo raccontano cosa abbiamo fatto la sera prima dato che parte delle persone non hanno memoria di ciò che è accaduto e iniziamo a fare le cose più disparate, chi kayak, chi arrampicata sulla roccia, chi sci d'acqua, chi vomitare. 

Dopo un pomeriggio di ozio e giochi d'acqua abbiamo deciso di accogliere l'altro gruppo con una piramide umana nuda. Dopo aver provato due volte la piramide e aver miseramente fallito abbiamo deciso di prendere sulle spalle ognuno una ragazza e creare una strada umana dove gli altri son dovuto passare. Mentre gli altri passavano le ragazze versavano loro birra addosso. 

Serata trascorsa come al solito, bevendo in modo indecoroso. Il ritorno, che solitamente é una barca di persone sfatte e dormenti è invece stato una festa, con tutti o quasi che bevevano e scherzavano. 


Per quanto riguarda le regole del gioco due dei peggiori claim visti sono stati:A. Se vuoi ti piscio in faccia. Uno stava per farlo in mare, ma la ragazza di quello che doveva subite la "pioggia dorata" ha interrotto tutti dicendo "se lo fai è finita". B. Ti potrei vomitare addosso. E così una ragazza si è messa due dita in bocca e ha vomitato sulla gamba di un altro. 


Comunque il paradiso potrebbe essere molto simile a quell'isola, ma certamente con del vino, la pizza e qualche ristorante in più. 

11 ottobre - Cast Away, Halong Bay


Cast away tour

Partiamo per halong bay, destinazione un'isola deserta dove staremo due notti.
Siamo un gruppo di quattordici, mentre sono già sull'isola circa trenta persone con le quali faremo una serata e che torneranno il giorno dopo ad Hanoi.

Le regole del viaggio sono:
1. Bufalo: se bevi con la mano destra e viene chiamato "bufalo" devi finire quello che stai bevendo nel minor tempo possibile. Se finisci il bere sempre con la mano destra devi prenderne un altro e berlo.
2. Non si possono dire le parole "mio" e "dieci", altrimenti dieci flessioni.
3. Cricket: se qualcuno ti passa qualcosa devi dire "not out", se non lo dici e qualcuno chiede "how is that?" e prima che tu dica "not out" qualcuno dice "out" devi finire quello che ti è stato passato, che sia crema solare, accendino, bere, mangiare ecc.
4. Claim: qualsiasi cosa tu dica può essere esatta da qualcuno. Per esempio se uno dice "posso buttarmi giù da un ponte e sopravvivere" e qualcuno "reclama" devi fare la cosa che hai detto o rasarti una parte di sopracciglio.
5. Tell her/him: se una persona dice qualcosa su qualcuno e un'altra persona dice "tell him o her" chi ha fatto il commento deve dire a lui/lei cos'ha detto.

Partiamo verso le 14.00 con la nostra barca e iniziamo ad ammirare lo scenario e a bere.
Arriviamo sull'isola dovendo decidere come dar il benvenuto al gruppo sull'isola. Decidiamo che i maschi devono mettersi il bikini delle ragazze e viceversa. Il benvenuto dei ragazzi sull'isola sono quattro persone completamente nude su una torre costruita con le panche di legno sull'isola.
L'isola è una striscia di sabbia tra infinite formazioni rocciose dove non c'è nulla tranne alcuni materassi in alcuni bungalows, un bar e dei bagni.

La prima sera trascorre con altri drinking game, carte sparse sul tavolo, ogni carta ti obbliga a fare qualcosa. La peggiore è stata sdraiarsi sul tavolo e bere whisky versato sulla schiena di qualcuno messo a cavalcioni su di te con i pantaloni abbassati in modo che l'alcol scivoli prima tra le altrui natiche.
A un certo punto della serata c'erano tre ragazzi completamente nudi che ballavano con una sigaretta accesa e infilata sulla sommità del loro pene.

Il resto è musica e confusione.

martedì 9 ottobre 2012

7 e 8 ottobre - Sapa

Dopo una prima giornata di ozio totale e massaggi, ancora circondati dalle nuvole, sfruttiamo il sole pallido del secondo giorno e decidiamo di trascorrere la giornata in moto, girando tra i meravigliosi paesaggi intorno a Sapa.

A un certo punto ci siamo trovati davanti due strade e "abbiamo scelto la meno battuta". La strada ci ha portato a vedere piccolissimi villaggi sperduti, con vecchie signore sedute accanto a piccolo maiali, maiali pronti a partorire, bambini mezzi nudi con in braccio altri bambini, ragazzini che tirano pietre al nulla.

Proseguendo per la strada, in mezzo al nulla assoluto, abbiamo iniziato ad incontrare animali in modo assolutamente casuale, prima un toro, poi un gruppo di capre, due mamme maiale con i piccoli che si rotolano nel fango, alcuni cavalli e infine un bufalo a passo lentissimo. Fantastico come questo animali escano dal nulla per vivere le loro vite, passeggiando in mezzo alla strada, fregandosene di tutto.

La sera decidiamo di prendere un bus per tornare a Hanoi, caricando le motociclette con noi.

6 ottobre - giornata altrettanto infnita

Alle 6.00 suona la sveglia sotto forma di padrone di casa che batte manate sul pavimento, con le ossa rotte e ancora stanchissimi scopriamo che Bart ha regalato lo scooter rotto a uno dei ragazzi che costruiscono strade e ha trovato un passaggio per una città a metà tra dove siamo noi e Sapa, che dovrebbe essere la nostra destinazione finale di oggi (ormai il condizionale e d'obbligo).

La strada è un infinita distesa di fango per i primi chilometri, procediamo a passo d'uomo, con le moto che sbandano e il fango che arriva praticamente sotto le ginocchia, con le braccia che reggono il manubrio a tutta forza, le gambe che improvvisamente si aprono a cercare equilibrio in questa folle folle strada, non descrivibile a parole.

La strada diventa leggermente migliore e possiamo accelerare un po' il passo, anche se continua a essere ghiaiosa e difficile. Guidiamo e guidiamo, attraversando villaggi da cartolina e paesaggi incredibili che riusciamo ad ammirare un po' meno causa concentrazione sulla strada. La benzina di Ricky si avvicina pericolosamente vicino alla E e io non sono messo molto meglio, ma di villaggi o benzinai neanche l'ombra. Mentre mi fermo a fare un paio di foto invito Ricky a proseguire per non sprecare benzina preziosa, quando mi rimetto in marcia mi rifermo per fotografare un bambino a cavallo di un bufalo e riparto senza riuscire a raggiungere Ricky, che non ha telefoni ed è da qualche parte in questa città. Mentre faccio benzina chiamo Bart e scopro che sta per prendere un bus in direzione Sapa. Mentre scrivo sono fermo a mangiare in un posto squallido, aspettando di vedere spuntar Ricky dal nulla, se non dovesse accadere ripartirò solo.

Ricky riesce a chiamarmi da un telefono di un tizio per strada (si era salvato il mio numero) e ripartiamo. La strada è decisamente migliore anche se i pezzi di sterrato sono tantissimi. Appena finito di ammirare i campi di riso alla nostra destra, entriamo, in discesa, in un pezzo di sterrato, lo zaino di Ricky si sposta tutto verso sinistra e lui cade rovinosamente; il risultato è un braccio con un buco moto profondo, qualche escoriazione sulla gamba e il casco danneggiato. La moto sta molto peggio e non riparte; sfruttiamo la discesa per arrivare da un meccanico, che, mentre scrivo, sta cercando di riparare il tutto.

Riparata e ripartiti guidiamo per mezz'ora, durante una pausa per fotografare il paesaggio Ricky si accorge di aver lasciato lo zaino piccolo, con tante sue cose, tra cui il passaporto, dal meccanico.
Lui torna indietro mentre io proseguo. Sapa si dice sia sopra le nuvole, e, in effetti, le nuvole arrivano; inizio a guidare dentro le nuvole, il freddo nelle ossa, la visibilità ridotta a pochi metri, la strada scivolosa. Proseguo congelando per infiniti chilometri mentre inizia a piovere, con i camion scuri parcheggiati sul bordo della scura strada e bus sfreccianti, abbaglianti e rumorosi.

Arrivo a Sapa scoprendo che mi hanno mentito, è ancora tra le nuvole e non sopra. Trovo subito Bart e troviamo un hotel, attendendo Ricky mi faccio una doccia bollente che mi resuscita e ridona sensibilità alle mani. Ricky arriva qualche ora più tardi e andiamo ad abbuffarci.
Birra veloce e tutti in hotel, a dormire in un letto vero, distrutti.

5 ottobre - giornata infinita e perfezione

Continuiamo, il programma é di duecento chilometri circa, da Dien Bien Phu a Lau Chai, ma se ci saranno problemi ci fermeremo prima.
Mentre continuano tra le nuove facce, tra vestiti che sembrano peruviani, tra salite sudate e fresche discese sono certo di aver vissuto l'attimo perfetto. La temperatura perfetta, la vista perfetta di campi di riso perfetti che si accavallano a campi di riso, cappelli vietnamiti chini nelle loro quotidiane imprese di sopravvivenza, le montagne alte sul fondo, le colline coltivate a granoturco ormai secche, il profumo di nulla, assolutamente nulla se non aria.
Ho urlato.
Gioia pura, selvaggia, primordiale, forse mi sono anche commosso. Ho continuato a urlare coperto dal suono del motore, un urlo scomposto e assurdo che è arrivato da ogni cellula del mio corpo tranne che dal cervello.

Poi d'improvviso son tornato a concentrarmi sull'evitare le buche, guardarmi intorno il più possibile, schivare camion, bus e macchine che superano ovunque e comunque, senza prestare la minima attenzione.

Dopo un problema alla moto di Ricky proseguiamo e il paesaggio cambia ancora. Costeggiamo un fiume che diventa enorme a tratti e passiamo tra le orrende strade sconnesse di qualche città mineraria come Muong Lay.

Arrivati in un paesino sperduto Bart ha la ruota a terra, ci fermiamo a ripararla, ripartiamo ma dopo cinque chilometri la ruota è nuovamente a terra. Torniamo indietro dal meccanico, lo costringiamo a seguirci e riportare indietro la moto di Bart per ripararla ancora.
Finalmente ripartiamo, ma la strada passa per una zona piena di frane. Guidando pianissimo, tra fango che schizza ovunque e pozzanghere enormi arriviamo a trovarci di fronte a una strada chiusa. Attendiamo circa un'ora e nel frattempo si sono fatte le 17.00, tramonto previsto tra mezz'ora e circa venticinque chilometri da fare per arrivare a Pa Tan, città che dovrebbe essere grande abbastanza per trovare un posto dove dormire.

Ripartiamo con la ruota di Bart che sembra sgonfiarsi ancora, proseguiamo tra strade non descrivibili, dove facciamo circa i 10 all'ora e poco dopo, appena sta per diventare buio, lo scooter di Bart si blocca del tutto con un problema al motore, pochi metri più avanti c'è un villaggio e alcune tende dove i lavoratori alla nuova strada dormono e mangiano.
Cerchiamo un meccanico, ma nulla. Decidiamo di proseguire verso il villaggio più vicino, trovare una macchina o un pick-up e tornare a prendere Bart e scooter; Ricky e io guidiamo, guidiamo, tra il buio che intanto ci assale, con i fari scialbi dei nostri motorini proseguiamo tra buche, fango che arriva alle pedaliere e pozzanghere più grandi della strada. Tra il buio e il freddo che inizia a sentirsi guidiamo, la nostra destinazione è Pa Tan, ma speriamo di trovare qualcosa prima. Guidiamo. Prima di Pa Tan, però, c'è il nulla. Solo alberi a bordo strada, massi e frane, strade piene di fango e buche, un incubo. Guidiamo e guidiamo, rallentando ogni tanto per scherzare su quanto sia distante la città e spezzare la fatica col buonumore.
Attraversiamo a notte fonda un piccolo villaggio e, passato da poco, ci accorgiamo che il villaggio è in realtà Pa Tan.
Torniamo indietro e chiamo Bart, che sta bevendo vodka e mangiando sotto una tenda, dormirà li e ha un passaggio in città per il giorno dopo alle tre di pomeriggio, mentre io e Ricky cerchiamo un posto dove dormire. In questo villaggio il nulla. Un paio di persone ci chiedono di dormire a casa loro, sul pavimento, per prezzi assolutamente troppo alti. Mentre scrivo non sappiamo ancora dove dormire, potremmo dormire per strada, ma ci sono troppi cani randagi, potremmo guidare verso la prossima città, ma non vogliamo rimetterci alla guida e fuori ha iniziato a diluviare.

Troviamo da dormire per terra, sul soppalco di un ristorante, ovviamente di lavarsi non se ne parla. Crolliamo, distrutti, nonostante il pavimento colpisca tutte le ossa e le indolenzisca, convinti che la giornata sia finalmente finita.

Verso le 23.30 veniamo svegliati dal padrone del ristorante. Al piano di sotto ci sono due poliziotti che stanno guardando i nostri passaporti e ci chiedono di perquisire le nostre borse. Dopo infiniti minuti di spiegazioni a gesti un poliziotto chiama qualcuno che ci dice che la legge prevede perquisizioni sui turisti, apriamo le borse, annusano e cercano all'interno di ogni libro o guida presente, aprono ogni tasca e indumento e finalmente possiamo tornare a dormire.

4 ottobre - la natura e il sesso

Trasferimento da Son La a Dien Bien Phu; non siamo ancora partiti e siamo già a bocca aperta... Lo spettacolo cambia e continua.
Cambia la temperatura, cambiano gli abiti, i volti diventano marcati e scuri, cambiano i paesaggi, cambiano restando uguali, cambiano le case e le costruzioni.
Ogni volta che faccio pochi metri potrei fermarmi a fare una foto e sarebbe da cartolina.

Continuiamo in paesaggi incredibili, campi di riso che si accavallano ad altri campi di riso, quasi all'infinito... Eppure invece di diventare monotoni e noiosi si rinnovano, rinascono, esultano. Un maiale selvatico mi taglia la strada, qualche mucca passeggia stanca in mezzo alla strada e noi ci svitiamo tra le curve mozzafiato con i nostri mezzi troppi lenti...

La natura è come il sesso. Spinto dalla curiosità non puoi fare a meno di cercare altri luoghi, vedere altri posti e forse un giorno troverai quello in cui fermarti per sempre...

3 ottobre - da Hoa Binh a Son La

Partiamo presto per fare i duecentoquaranta chilometri che ci separano da Hoa Binh alla nostra destinazione, Son La.
La strada è un susseguirsi di buche che spostano il mio zaino e riducono il mio spazio per sedermi e scenari incredibili che mi distraggono dalla strada e mi fanno prendere ancora più buche.
Tra i verdi di montagna che si sposano e si riproducono appaiono sabbiose pareti, rocce che da rossissime trovano il loro bianco qualche chilometro più in là.
Bufali attaccati a corde corte, guidati, lasciati a brucare o costretti a trainare, piccoli negozi che vendono di tutto... Altri bufali, sdraiati su un piccolo corso d'acqua a godere del fresco con la spazzatura a rovinare il tutto.

All'improvviso mi accorgo che a forza di andare il salita sto per finire la benzina, dopo un tratto sterrato dove sento uno strano rumore metallico arrivo a un distributore e mi accorgo di essere senza chiavi. Causa vibrazioni mi devono essere cadute, ma la moto continua a funzionare... Ora non posso fare nulla, aprire il sedile per fare benzina, spegnere o accendere la moto... Prendo lo scooter di Bart e torno indietro a cercare e, dopo qualche centinaio di metri, vedo scintillare qualcosa... Trovate!

D'ora in avanti accendo la moto, poi tolgo le chiavi e vado...

Le palme in montagna mi fanno uscire di testa...

Colline coltivate a granturco, campi di riso, zone collinose lasciate a loro stesse per sfamare bufali, mucche, galline e capre, un paio di turisti in bicicletta e poi l'arrivo a Son La, cittadina più grande di quanto aspettassimo.

2 ottobre - si parte per il tour del nord

Dopo una mattina oziosa partiamo con le moto per il nostro tour del nord.
Il primo trasferimento è relativamente breve e gli scenari meravigliosi... Il Vietnam non è altro che mozzafiato.

Nel mezzo del nulla abbiamo trovato alcune bancarelle che non vendevano altro che palle da golf... Ma perché?

Arrivati dopo strade incredibili, troviamo un hotel per quattro soldi e la serata trascorre chiacchierando in camera.

1 ottobre - per le strade di Hanoi

Dopo una giornata passeggiando per le strade di Hanoi la serata in ostello presenta beerpong.

Con Bart vinco cinque partite di fila e, i perdenti, devono comprarci da bere... Usciamo un po' sfatti per andare in qualche locale e al ritorno mi fermo a comprare l'acqua un vietnamita molto sorridente inizia a comunicare con me a gesti.
Inizialmente credo lo faccia perché non sa l'inglese e invece scopro che è sordomuto e iniziamo a "parlare" per ore, a gesti e battendoci cinque a vicenda ogni volta che capiamo cosa ci stiamo dicendo.
Questo ragazzo passa le giornate a far fare giri in moto ai turisti, facendo vedere i posti migliori di Hanoi e, in cambio, non chiede mai nulla. Vive delle offerte che gli fa la gente, ma niente si più.

lunedì 1 ottobre 2012

30 settembre - birra gratis o quasi ad Hanoi

Ripartiamo in tarda mattinata da Ninh Binh e arriviamo ad Hanoi, questa volta senza intoppi.

Sulla strada la polizia ha provato nuovamente a fermarmi e mi ha di nuovo fatto segno di andare quando hanno visto il colore della pelle.

Qualche chilometro avanti, a un altro posto di blocco, Ricky stava per essere fermato, ma ha deciso di proseguire diritto ignorando il polizzioto che si sbracciava e strillava.

Arrivati ad Hanoi siamo tornati in ostello e abbiamo iniziato a bere birra offerta dal caro backpacker hostel prima e poi ci siamo accomodati in uno dei tantissimi "bar" all'angolo della strada dove una birra costa 4000 VND, circa 0,15 EUR.
Serata con decine e decine di persone da ogni parte del mondo parlando di vita e di progetti.

29 settembre - Ninh Binh e la riscoperta del bello

Sveglia presto grazie al fatto che Ninh Binh non offre nulla la sera e partiamo alla scoperta dei dintorni.

Le strade intorno a questa piccola città sono incredibili... Le curve si inseguono tra bufali, campi e formazioni rocciose enormi sulle quali si arrampicano le capre, piatto tipico della zona.
Dopo aver guidato a bocca aperta fino a un tempio proseguiamo per la maestosa pagoda con un Buddha che si staglia sulla collina a dominare il tutto.
La pagoda è sensazionale! Dopo mesi di pagode non credevo ce ne fossero ancora in grado di stupirmi. Costruita su un'infinità di livelli presenta statue di Buddha e altre divinità, indiane sopratutto. La cosa secondo me splendida è che il tutto è ancora in costruzione, quindi si respira una storia e un passato che in realtà non esistono...

Finita l'eterna camminata su e giù per la pagoda ci fermiamo a mangiare qualcosa in un ristorantino sperduto e delizioso e proseguiamo per Tam Coc, delle grotte che si possono visitare su una piccola barca a remi guidata coi piedi dalla gente del posto. La gita in barca dura un paio d'ore su un corso d'acqua silenzioso e piatto, circondato da piante e da piccole montagne rocciose non più alte di duecento o trecento metri; il fiume ogni tanto si perde dentro una delle montagne e l'attraversa in grotte tanto piccole da farci abbassare la testa e centinaia di anatre corrono ordinate al nostro fianco.