venerdì 30 novembre 2012

28 e 29 novembre - Arambol

Vengo svegliato da una "donna delle pulizie" della stazione di Goa che mi batte una scopa sui piedi e mi dice che è ora di svegliarmi, sono le 5.45.

Mi alzo constatando lo sguardo stupido di molti indiani attorno a me per il mio aver dormito "tra loro" e proseguo per la spiaggia di Arambol, dove mi aspettano Damian, Sarah, Jana e Sophie. 
Dopo un'ora e un po' di taxi mi metto in stanza con Damian e passiamo un paio di giorni tra calcio in spiaggia (partita Iran - Argentina/Italia persa in modo clamoroso allo scadere) e serate chiacchierando.

Solitamente non mi piace tornare nei posti dove sono già stato, ma qui a Goa ho fatto un'eccezione. Arambol mi sembra molto simile a quattro anni fa, stessi hippies, al tramonto ci si trova tutti a suonare borghi e altri strumenti e a danzare in spiaggia, stessi locali, stessi sorrisi... 

27 novembre - dato che sto un po' meglio...


Dopo una lauta colazione tento la fortuna e vado alla stazione dei treni. 

Non c'è un singolo posto libero, resta soltanto la classe "generica" che sarebbe la quinta classe.
In queste carrozze i biglietti sono un optional, tanto non controlla nessuno, e i biglietti vendibili sono infiniti. 

Ci si stipa come animali e si cerca di conquistare una posizione e difenderla. L'unica vera regola è quella del più forte. Il soffitto del treno è un ammasso di cartone e lamiera ricco di buchi e alcuni ventilatori cercano di tagliare l'aria.
Trovo uno degli scompartimenti bagagli in alto libero (miracolo) e ci infilo entrambi i miei zaini per tenerlo occupato. 


Faccio le prime ore in piedi, poi mi alterno con un ragazzo simpatico su un sedile e chiacchieramo un po'.
Alla fine decido che voglio sdraiarmi e mi arrampico nel vano porta bagagli, spingo lo zaino grande al fondo, per farmi da cuscino e mi sdraio. Non posso allungare completamente le gambe perché il metallo al fondo mi fa presto male alle caviglie e perché i miei piedi sarebbero toccati dalla gente di passaggio.
Mi addormento per un po'. Mi risveglio che è quasi ora di cena, prendo qualcosa dai venditori alla stazione tramite i finestrini e dopo aver usato la toilette (che sarebbe un buco dal quale si vedono passare i binari, senza acqua e senza nulla se non un odore terrificante) torno a sdraiarmi. 


Leggo un po' un libro che consiglio vivamente "not without my sister", non so il titolo in italiano e non so se sia tradotto. 


Poi ascolto un po' di musica, tra cui la mia nuova canzone preferita "luna" di Togni e - dopo aver pianificato la mia proposta di matrimonio nei dettagli (manca solo una lei) - torno a cercare di dormire dato che dovrei arrivare a destino in qualche ora indefinita tra l'una e le tre di notte. 


Comunque quando Togni canta "Son pieno di contraddizioni, che male c'è? Adoro le complicazioni, fanno per me. Non metterò la testa a posto, mai!" Ahahah, ma secondo me siam fratelli. 


Arrivo a destino all'1.40. Indeciso sul da farsi mi sdraio in stazione con gli altri indiani attendendo l'alba. 


Direi che 14 ore di treno in una classe che non è neppure descrivibile e qualche ora dormendo sul pavimento in una stazione indiana possono decretare il fatto che io mi sia rimesso...

26 novembre - dimesso!


Vengo dimesso nella calura di Kochi e cerco di prenotare un treno per il giorno dopo per Goa a raggiungere un bel po' di gente conosciuta nel cammino ma sembra non ci siano posti. Domani tenterò la sorte. 

Mangio qualcosa rendendomi conti di quanto il cibo ospedaliero faccia schifo anche in India.
Finisco avidamente il mio piatto constatando con un grosso sorriso il ritorno del mio appetito. 

23, 24 e 25 novembre - ospedale


Passo le giornate in ospedale, senza fare nulla se non dormire o avere visioni strane, forse causate dalle medicine somministrate. 

Una sera prima di addormentarmi ho scritto mentalmente una perfetta lettera pre suicidio per un malato terminale.


Non ero mai stato ricoverato in ospedale in tutta la mia vita, quando ero nel pieno delirio febbrile ho iniziato a cantare "luna" dicendo "guarda che anch'io ho fatto a pugni con Dio" e ho iniziato a parlare a madre natura e a qualche entità superiore.
Nel mio piccolissimo, mi riesce già molto più facile capire il motivo per il quale la gente si riavvicina alle religioni nei momenti difficili per la propria salute.


La mia camera d'ospedale è cento volte di qualità superiore rispetto a qualsiasi hotel io sia stato in questi quasi sei mesi e ha anche la tv! La tv mi ha permesso di fare overdose di calcio, dopo mesi e mesi che non vedevo una partita.


Il dottore è un giovane indiano con gli immancabili baffi e gli occhiali ed ha uno sguardo e un tono così rassicuranti che ogni volta che lui è nella stanza mi sento molto molto meglio. 

22 novembre - il primo ricovero in ospedale della mia vita


Mi sveglio che la febbre è ancora altissima. 
Telefono alla assicurazione per sapere se hanno delle cliniche convenzionate in cui andare, ma l'ufficio assistenza apre alle 8.00 ore italiane, quindi devo aspettare un paio d'ore. Alla fine richiamo io e mi dicono che posso andare dove voglio dato che in India non hanno cliniche convenzionate. Eh, vaffanculo.

Arrivo in ospedale, un medico mi visita e subito mi ammettono. La mia prima notte in ospedale in tutta la mia vita sarà in un ospedale indiano! 

Passo la giornata dormendo, tremando e sudando, con dottori e infermieri molto molto gentili. 

Riesco finalmente a mangiare qualcosa per cena, dopo oltre trenta ore di digiuno.
Prima di sera mi viene detto che ho una brutta infezione delle vie urinarie, ma che dovrebbero dimettermi in un paio di giorni. 

21 novembre - non mi sento tanto bene...


Ci svegliamo presto e prendiamo due bus locali incasinati, sporchi e rumorosi per arrivare a Kochi. 

Giriamo come pazzi per trovare una sistemazione che costi poco e che ci piaccia e giriamo per kochi con io che mi fingo una guida turistica e spiego le varie attrazioni della città. 

A metà pomeriggio inizio a sentirmi poco bene e torno in hotel, scoprendo di avere la febbre a 38. Dormo un paio d'ore e provo a tornare in pista per cena. 

Passo la cena a guardare i sintomi della malaria e quasi mi convinco di averla. Torno a letto prestissimo tre febbre a quaranta e tremori incredibili. Passo una delle notti più brutte della mia vita, tra incubi, sogni assurdi, febbre a quaranta e tremori che mi prendono dal collo in giù facendo quasi muovere il letto.

20 novembre - Allepay e backwaters


Mentre faccio colazione con Ella, Chris e Sophie scopro il motivo per cui il mio amico belga non ha più risposto ieri sera. 

Il padrone del ristorante inizia a raccontare che ieri un ragazzo ha investito un indiano con la moto l'ha ucciso; l'indiano era ubriaco e si è lanciato in mezzo alla strada. Essendo il ragazzo senza patente è adesso in prigione e rischia di restarci per un po'. Il ragazzo si chiama Gregory, è belga e vive a Varkala... 


Partiamo col treno dopo un'accesa discussione con quello stronzo del bigliettaio che ci ha fatto pagare i biglietti 20 rupie in più. Me ne sono accorto tardi e quando sono andato a reclamare ha iniziato a mentire e allora ho concluso la discussione con un pacatissimo "quelli come te rovinano la reputazione di tutti gli indiani e spero tu possa morire in modo doloroso". 


Arriviamo a Allepey e partiamo subito per un giro nelle backwaters. Internamente rispetto al mare di estende una distesa infinita d'acqua composta da una complessa rete di canali e piccoli laghi. La vista è di quelle da cartolina, acqua e palme ti circondano senza lasciarti scampo e da qualsiasi parte si guardi non si fa che ammirare una vista mozzafiato. Trascorriamo circa tre ore chiacchierando, facendo foto e scambiando sorrisi e saluti con le altre navi intorno a noi. 


La sera dopo aver comprato qualche birra a poco guidati da un autista di risciò musulmano che si è perso tre volte ci siamo messi a parlare in riva al mare con alcune persone appena conosciute in hotel. 

19 novembre - Varkala e la cena mai fatta


Varkala è un posto meraviglioso, una rocciosa formazione a picco sul mare con spiagge meravigliose, decine di falchi e alti volatili e le alte onde che muovono un mare fresco e limpido.

L'atmosfera è meravigliosa e dopo una giornata in spiaggia a far nulla abbiamo passato una serata con gente incontrata per caso in spiaggia. 


Decido che domani proseguirò il viaggio con alcuni di loro verso Allepey. 


Quattro anni fa, a Goa, avevo incontrato un ragazzo belga che vive a Varkala e mi sono messo in contatto con lui, dovevamo andare a cena a casa sua, ma il telefono è spento e non si è più fatto vivo. Mistero.

18 novembre - Varkala


Parto appena sveglio per Varkala, cammino, prendo un risciò che prova a farmi pagare circa dieci volte il prezzo corretto e poi prendo un bus locale per Trivandrum. 

Mi ero quasi dimenticato quanto fosse incredibile un bus pubblico indiano. Il bus é vecchio e senza vetro alle finestre per far entrare un po' d'aria, inizialmente sembra non partire, ma poi l'autista armeggia col motore e si parte. 


Alla prima fermata salgono circa venti ragazzini che stanno andando a giocare a calcio in un campo poco lontano e inizialmente ci scambiamo nomi, cinque e sorrisi, poi uno di loro comincia a diventare insistente e fastidioso, chiedendomi di regalargli qualcosa, il cappello, gli occhiali, una biro, soldi... Finisco per dover fare un po' lo stronzo e dopo poco tutti scendono ridendo e indicandomi. 


Arrivato a Trivandrum prendo un risciò per la stazione e prenoto un treno di ultima classe per Varkala. Finisco in piedi, in un vagone affollatissimo in cui bambini piangono, uomini ruttano e tutti sudano. Lo spazio vitale è veramente minimo e ringrazio il mio grande zaino che mi permette di avere un po' di respiro. 


Dopo un altro risciò che mi porta a Varkala beach vado subito in spiaggia dove ritrovo Damian, Sarah e Jena, conosciuti in treno qualche giorno fa e Sophie.
Giornata in spiaggia e serata con un gruppo di persone da un po' tutto il mondo...

16 e 17 novembre - Kovalam e la donna


Passo le giornate a Kovalam, tra le spiagge, il faro, le palme che non fanno abbastanza ombra e i miei corsi di yoga. 

Due giornate tranquille tra le onde del mare arabico e la divertente compagnia di un paio di ragazze spagnole con un inglese zoppicante, che mi permette di provare a esercitare il mio spagnolo. 


L'ultima sera siamo andati in un locale che ha musica fino a tardi, essendo sabato sera ed eravamo gli unici non indiani e Alba e Eva erano le uniche donne...
Vicino alla chiusura, intorno alle 23.00 (ecco, il tardi è per gli standard indiani) gli indiani hanno iniziato ad essere pesanti e molesti con le ragazze e a sottolineare quanto la donna non conti assolutamente nulla nella loro cultura. 

15 novembre - Kovalam


Parto appena sveglio per Kovalam, spiaggia per eccellenza vicino a Trivandrum. 

Incontro un po' di gente in treno (Damian, Jana e Sarah) che mi indicano un posto dove stare e arrivo dopo treno e bus a destinazione. La spiaggia di Kovalam é abbastanza tranquilla anche se ci sono diversi turisti, a differenza di Kanyakumari, dove li si contavano sulle dita di una mano. 


Giro un po' a caso per le spiagge, faccio amicizia con una giovanissima ragazza austriaca nel mio ostello che gira per il mondo sola col bellissimo figlio di colore di tre anni e compro, tra mille peripezie, una SIM card.

14 novembre - Kanyakumari


Arrivo a Kanyakumari alle 6:50, in perfetto orario, godendo della vista all'arrivo: montagne di granito, verdi campi di riso che si fanno spazio tra le forte palme di cocco e alcune pale eoliche qua e là.

Trovo una sistemazione a poco e giro un po' per la città che risulta essere più piccola di quanto credessi. 
Vado subito a visitare il tempio più importante, quello in onore della dea Kumari, giro un po' ammirando i tre oceani che qui si incontrano, si mescolano, si confondono, non sanno dove andare e sbattono sulle due isole a poche decine di metri dalla costa, dove sorgono un memorial per un monaco errante indiano e "la statua indiana della libertà" che rappresenta un poeta del passato. 


Questa isole sono raggiungibili tramite un traghetto, ma - essendo festa - gli indiani in coda sono centinaia e centinaia. 

Faccio colazione mangiando una sorta di pancake salato dal sapore divino chiamato Uttapam. 


Giro per la città e fuori dal Gandhi memorial, nel quale parte delle sue ceneri sono conservate come da sua espressa richiesta, incontro Igor, ragazzo israelita col quale proseguo la giornata tra tè, chiacchiere, una gita a visitare una delle due isole e un bel tramonto sui tre mari che si abbracciano. 

13 novembre - corso di sopravvivenza in India durante una festività


Mi sveglio un po' stanco e dopo aver gustato una colazione indiana che mi fa chiudere gli occhi e mi riporta alla mente centomila emozioni mi avvio alla stazione dei treni per fare il biglietto per Kanyakumari. 

Vicino al mio hotel c'è una delle stazioni di Chennai. Le scene e l'umanità intorno alle stazioni indiane sono decisamente uniche. Scambio sorrisi con alcuni passanti e alcuni autisti dei risciò e vengo gentilmente rimbalzato di ufficio in ufficio per fare il biglietto. 


Alla fine scopro che la quarta classe (in India ce ne sono cinque) è piena e devo andare nella stazione centrale per cercare di trovare un biglietto. 


Mi avvio, arrivo alla stazione e vado nella sezione riservata ai turisti scavalcando persone dormienti e cani assonnati.
Nella biglietteria turistica sono comunque l'unico bianco, i "turisti" sono tutti pakistani o provenienti dal Bangladesh. 


Scopro però di aver bisogno della copia del passaporto per prenotare. Fuori dalla stazione è ben segnalato un negozio all'interno di un vecchio edificio che dovrebbe fare per me. Mentre salgo le scale di questo edificio da film dell'orrore dove tutto è scuro e sporco mi trovo a scavalcare famiglie dormienti, a schivare cavi scoperti, cani che vanno di fretta; arrivo davanti al negozio che è però chiuso. Oggi è il primo giorno del Diwali, il festival delle luci, una sorta di natale indiano che ricordo meraviglioso a Jaipur quattro anni fa. 


Chiedo allora in giro dove poter fare una fotocopia e vengo indirizzato abbastanza distante dalla stazione. Chiedo e cammino, cammino e chiedo, schifo il pattume a bordo strada, trattengo il fiato quando passo non distante dai bagni pubblici, sorrido, chiedo e cammino. Finalmente trovo un negozio che faccia fotocopie e torno a prendermi il biglietto. 


Dal mio arrivo alla stazione ad avere il biglietto in mano sono passate quattro ore circa. 
Salgo sul treno che mi porterà a Kanyakumari in circa tredici ore. Sorrido.

12 novembre - ritorno in India


Dopo una giornata in cui l'unica mia occupazione è stata inviare qualche regalo a casa sono andato in aeroporto litigando con un tassista e sono partito per tornare in India. 

Appena arrivato in India, in mezz'ora di taxi per arrivare a un hotel che in realtà non esiste mi sono ricordato perché questo posto é diverso dal mondo, perché dopo cinque mesi nel sud est asiatico l'India ti colpisce comunque, come il profumo dell'ospedale o - per citare un mio amore - come la fettina di cetriolo nel cheeseburger: sai che è li, sai cosa ti aspetta, eppure ti stupisci. 


Il taxi guida come un ossesso col clacson sparato a mille. Le cinture non le mette, ma per il semplice fatto che non ci sono!
Si fa fatica a capire in che parte della strada si guidi e i semafori non esistono. 


Ma ancora una volta mi trovo a non riuscire a descrivere cos'è l'India... 

10 e 11 novembre - Bangkok


A Bangkok sono stato assalito da due sensazioni un po' strane, la prima del tipo: ma perché dovrei sforzarmi a incontrare gente nuova se tra un giorni vado in India, che mi ha portato ad essere un po' antisociale e non legare con nessuno. La seconda di odio nei confronti delle grandi città turistiche dove è tutta una rincorsa maleducata e sgarbata ai tuoi soldi. 

Un signore sik mi ha fermato per strada e mi ha detto di non voler vendermi niente, viene da Haridwar, nord India, città in cui sono stato e nella quale nel bel mezzo di uno dei momenti di più alta spiritualità mi sono stati chiesti dei soldi.
Mi ha accompagnato in una stradina laterale e ha iniziato a farmi poche domande e a prevedermi il futuro. Con un paio di trucchetti ben assestati e indovinando un numero e un colore sperava di guadagnarsi il mio stupore e i miei soldi, ma è rimasto con nulla se non una sorta di mia romanzina su quanto la gente come lui metta in cattiva luce un popolo spirituale come quello indiano. 


Per fortuna il secondo giorno ho incontrato Simi, ragazza inglese conosciuta ad Hanoi e un paio di ragazzi canadesi con cui avevo bevuto qualche birra a Pai - anche se entrambi avevamo ricordi vaghi - e mi sono messo a ballare come un ossesso gangam style per Kao San Road, strada di backpacker per eccellenza a BKK.


Comunque a Bangkok non ho fatto praticamente nulla, non ho girato nelle zone turistiche, non ho visto templi, mi son fatto a piedi sotto un caldo atroce buona parte della città, ma senza una mappa o una meta, ho girato a caso vedendo il lavoro quotidiano della gente del posto. 

9 novembre - incontro gente a caso


Dopo una giornata in giro per i templi di Chiang Mai, cittadina pulita, elegante e sorprendentemente silenziosa, sono andato in stazione a prendere un treno notturno per Bangkok. 

Nel vagone ristorante ho incontrato un ragazzo conosciuto a Pai e abbiamo trascorso la serata giocando a carte e bevendo. 


Mi sono quasi abituato a questo incontrare persone lungo il cammino che si erano già viste e conosciute, eppure ogni volta che ci penso mi viene solo un aggettivo: straordinario.

8 novembre - cooking class


Sveglia presto, mi vengono a prendere e vado a fare un meraviglioso corso di cucina thailandese. 

Cuciniamo tre piatti insieme e ne faccio quattro da solo: una zuppa di verdure con latte di cocco, pad thai, green curry e verdure fritte. 

Ognuno dei partecipanti ha affermato di aver mangiato il miglior pasto thailandese, il proprio.

7 novembre - Chiang Mai


Appena sveglio chiamo Karim e scopro che Axelina è in sala operatoria. 

Parto per Chiang Mai e, appena arrivato, prendo una moto e lo raggiungo in ospedale. 


Axelina è sorridente e straordinariamente forte. Per tutto il tragitto in ambulanza tra Pai e Chiang Mai, famoso per le sue settecentonovantadue curve, mentre l'infermiera al loro fianco vomitava, lei continuava a volersi fermare per bere una birra e tornare indietro. 


Trascorro un altro po' con loro e poi trovo un hotel dove potermi finalmente riposare. 


Serata nel night bazar con Laura, che ho ritrovato nel mio ostello. 

6 novembre - ultima sera... e ospedale!


Salutiamo Laura e andiamo a mangiare qualcosa. Alex vince una birra da me spalmando della crema solare non ben spalmata a una ragazza che mangiava accanto a noi e poi passiamo la giornata in piscina. 

Sapendo che sarebbe stata la nostra ultima sera insieme iniziamo presto a festeggiare in un jazz bar dove incontriamo due bambini hippy di 7 e 9 anni che parlano perfettamente inglese, svedese e spagnolo e poi ci trasferiamo nel nostro posto preferito, lo yellow bar, nel quale ri-incontriamo le svedesi e alcune italiane con un gruppo di amici. 


Una delle ragazze italiane sta festeggiando il compleanno e regala shot di vodka a chiunque passi.
Mentre ci spostiamo tra il jazz club e lo yellow bar chiedo ad Alex perché stiano prendendo i motorini dato che è facilmente raggiungibile a piedi. Lui risponde "scommettiamo che arrivo prima io?" e allora io mi tolgo le infradito e inizio a correre come un ossesso, finendo per perdere di non molto. 


Continuano bevendo e mi trovo a baciare nell'ordine: la festeggiata italiana, Alex, Karim, un'israeliana che credeva fossi un'altra persona e una delle svedesi, Frida. 


Dopo vari momenti esilaranti ci spostiamo in un altro bar, io in motorino con Karim e le due svedesi (Axelina e Frida) con Alex. 


Mentre stiamo per arrivare all'altro bar vedo Alex che perde equilibrio e cade.
Si alzano tutti in fretta e sembrano state tutti bene, ma Axelina sanguina a un piede. Guardo più attentamente e un pezzo enorme di pelle si è staccato e si vedono ossa e carne. Una cosa veramente veramente impressionante.


Karim carica Axelina e parte per l'ospedale. Alex inizia a piangere. Carico Alex sul suo motorino e vado a prendere il mio, torno indietro e carico Frida, seguito da Alex, per andare in ospedale dagli altri.
Arriviamo in ospedale e Karim e Axelina non ci sono. Convinto che Karim non ricordi la strada inizio a girare per cercarli; non li trovo, ma quando torno all'ospedale stanno facendo un'iniezione di antidolorifico a Axelina dopo che Alex e Karim hanno iniziato a urlare contro le infermiere.
Causa i loro urli, qualcuno ha chiamato la polizia che ora assiste alla scena. Axelina soffre come non ho mai visto soffrire nessuno, tutti cercano di calmarla, Alex piange perché si sente in colpa. 


Dal piccolo ospedale di Pai bisogna trasferirla a Chiang Mai. Frida vorrebbe andare con lei, ma hanno tutta la loro roba in hotel.


Karim ed io prendiamo in mano la situazione e decidiamo come segue:
Karim va in ambulanza con Axelina.
Io aiuto Frida a impacchettare la loro roba, poi vado nella stanza di Karim e faccio la sua valigia e me la porto dietro.
Alex l'indomani andrà a prendere la moto di Karim e la riporterà dove è stata noleggiata. 


La serata finisce verso le 6.00, con la sveglia alle 7.00, sfiniti e shoccati.

5 novembre - stesse cose, sempre diverse


Torniamo alle cascate e al "posto del succo magico" e alle sedie dondolanti portandoci dietro anche Karim e Laura. 

Difficile descrivere la meraviglia di una giornata che sembra uguale alla precedente... Il punto è che dovrei descrivere chi è Alex e chi mi spinge ad essere. 


A cena mi hanno offerto di mangiare tre peperoncini piccantissimi in cambio di una birra... Guardando esitante i peperoncini mi ero quasi convinto a farlo quando Laura ha preso i peperoncini dandomi della femminuccia e li ha masticati e ingeriti. Il risultato é che ha iniziato a piangere, sudare, diventare più rossa dei peperoncini stessi e a spararsi maionese in bocca spremendo il barattolo per diminuire l'effetto delle spezie. 



La sera, mentre tornavo a casa in motorino e caricavo un estraneo, mi sono ricordato che non avevo un posto dove dormire dato che l'ostello era tutto prenotato e mi hanno sbattuto fuori. 


Ho allora deciso di dormire su un'amaca nella zona comune, in cui c'erano altre cinque persone che dormivano sulle amache o per terra. Mi sono svegliato con i brividi per il freddo verso le 4.30 e ho deciso di provare a cercare un letto vuoto nel dormitorio. Fortunatamente qualcuno aveva abbandonato già il letto (o non era mai tornato) e ho avuto per qualche ora un letto e una calda coperta. 

4 novembre - ancora Pai, si scommette su tutto


Giornata di relax in piscina giocando a palla e scommettendo birre su qualsiasi cosa, spingendo tutti a fare cose molto molto sceme. 

Serata incontrando un'italiana conosciuta ad Hanoi e il gruppo di amici con cui viaggia ora e giocando vari drinking game con delle ragazze svedesi e un sacco di altra gente conosciuta per caso.

3 novembre - la gente fa la differenza


Mi incontro finalmente con Alex e Alicia, ragazzi californiani conosciuti in Laos con i quali non si fa altro che ridere e scherzare. 

Rifacciamo più o meno le stesse cose fatte da me il giorno prima, ma con loro diventa tutto più divertente e memorabile. 


Nelle cascate scopriamo un posto dal quale ci si può lanciare, basta arrampicarsi un paio di metri sulla roccia scivolosa e buttarti nell'unico punto dove la cascata supera il metro e mezzo.
Di ritorno dalle cascate ci fermiamo in un luogo magico: sperduto nel mezzo del nulla c'è una piccola fattoria che produce roselle, una pianta simile alle rose, ma con i fiori molto piccoli, patate e vari tipi di frutta. 


Ci si può fermare e, con un offerta libera, ti servono succo di roselle, patate sbollentate col sale, marmellata, frutto della passione, banane, noccioline e del vino di roselle. 


In questa fattoria uscita dalle fiabe c'è un gallo dalle dimensioni incredibili, decisamente il più grosso gallo io abbia mai visto. Vinco quattro birre da Alex perché rincorro il volatile e lo abbraccio. 
Di ritorno in ostello ci fermiamo in un punto panoramico meraviglioso, dove su delle sedie di metallo dondolanti a forma di uovo appese al soffitto il tempo si ferma ammirando il paesaggio sconfinato, i colori perfetti, l'arcobaleno che fa capolino...


La serata incontriamo due amici di Alex e Alicia, l'olandese Karim e l'inglese Laura. Da qui iniziano tre dei giorni più divertenti del mio viaggiare. 
Difficile spiegare il perché, impossibile ricordarsi tutte le volte che restiamo a denti scoperti e pancia in mano. 


Serata mangiando street food e bruschette e incontrando gente più o meno da ogni continente.
Verso fine serata ha iniziato a piovere e, causa anche l'altitudine il freddo si faceva vagamente sentire (soprattutto in maglietta e pantaloncini) e allora sono tornato a casa in motorino urlando per scaldarmi, con Alex che quando mi ha visto si è letteralmente rotolato per terra.

2 novembre - difficile spiegare Pai...


Parto con una moto e qualche persona che é con me in ostello per girare tra le montagne vicino Pai. 

Andiamo prima a delle cascate non impressionanti, ma la strada che le raggiunge è meravigliosa... 


Proseguiamo poi per un punto di vista panoramico che dona una vista mozzafiato di Pai e dintorni e andiamo poi ad altre cascate, questa volta belle e impressionanti.

1 novembre - Pai


Parto appena posso per Pai, altre quattro ore di bus. 

Come consigliato, vado a stare in un ostello chiamato spicy Pai, dove - circondato da campi di riso - ci sono delle capanne in bambù inspiegabilmente affascinanti. 


Serata di relax con le altre persone in ostello, dondolando stancamente sulle meravigliose amache e spareggiando birra.
Dormo per terra su un piccolo materasso dato che tutti i letti sono occupati, da domani avrò un letto vero. 


L'altra persona che dorme per terra si chiama Sven, belga, e ha una storia abbastanza incredibile.

Partito dal Belgio facendo autostop con un cartello che recita "Sydney", arriva in Iran senza pagare mai un biglietto. In Iran decide di dare abbracci alla gente e scrive un cartello "free hugs" e la gente per strada comincia ad abbracciarlo.
Viene per questo arrestato perché sta prendendo in giro la religione musulmana e sta cinque giorni in prigione! Appena uscito di prigione riceve una chiamata dalla madre: il padre è morto in un incidente stradale. Torna a casa per i funerali e riparte. Dopo un mese circa, in india, riceve una chiamata dalla ragazza che lo lascia. Ora è via da circa cinque mesi, la vita stravolta e ancora un paio d'anni di viaggio davanti a lui...