martedì 9 ottobre 2012

6 ottobre - giornata altrettanto infnita

Alle 6.00 suona la sveglia sotto forma di padrone di casa che batte manate sul pavimento, con le ossa rotte e ancora stanchissimi scopriamo che Bart ha regalato lo scooter rotto a uno dei ragazzi che costruiscono strade e ha trovato un passaggio per una città a metà tra dove siamo noi e Sapa, che dovrebbe essere la nostra destinazione finale di oggi (ormai il condizionale e d'obbligo).

La strada è un infinita distesa di fango per i primi chilometri, procediamo a passo d'uomo, con le moto che sbandano e il fango che arriva praticamente sotto le ginocchia, con le braccia che reggono il manubrio a tutta forza, le gambe che improvvisamente si aprono a cercare equilibrio in questa folle folle strada, non descrivibile a parole.

La strada diventa leggermente migliore e possiamo accelerare un po' il passo, anche se continua a essere ghiaiosa e difficile. Guidiamo e guidiamo, attraversando villaggi da cartolina e paesaggi incredibili che riusciamo ad ammirare un po' meno causa concentrazione sulla strada. La benzina di Ricky si avvicina pericolosamente vicino alla E e io non sono messo molto meglio, ma di villaggi o benzinai neanche l'ombra. Mentre mi fermo a fare un paio di foto invito Ricky a proseguire per non sprecare benzina preziosa, quando mi rimetto in marcia mi rifermo per fotografare un bambino a cavallo di un bufalo e riparto senza riuscire a raggiungere Ricky, che non ha telefoni ed è da qualche parte in questa città. Mentre faccio benzina chiamo Bart e scopro che sta per prendere un bus in direzione Sapa. Mentre scrivo sono fermo a mangiare in un posto squallido, aspettando di vedere spuntar Ricky dal nulla, se non dovesse accadere ripartirò solo.

Ricky riesce a chiamarmi da un telefono di un tizio per strada (si era salvato il mio numero) e ripartiamo. La strada è decisamente migliore anche se i pezzi di sterrato sono tantissimi. Appena finito di ammirare i campi di riso alla nostra destra, entriamo, in discesa, in un pezzo di sterrato, lo zaino di Ricky si sposta tutto verso sinistra e lui cade rovinosamente; il risultato è un braccio con un buco moto profondo, qualche escoriazione sulla gamba e il casco danneggiato. La moto sta molto peggio e non riparte; sfruttiamo la discesa per arrivare da un meccanico, che, mentre scrivo, sta cercando di riparare il tutto.

Riparata e ripartiti guidiamo per mezz'ora, durante una pausa per fotografare il paesaggio Ricky si accorge di aver lasciato lo zaino piccolo, con tante sue cose, tra cui il passaporto, dal meccanico.
Lui torna indietro mentre io proseguo. Sapa si dice sia sopra le nuvole, e, in effetti, le nuvole arrivano; inizio a guidare dentro le nuvole, il freddo nelle ossa, la visibilità ridotta a pochi metri, la strada scivolosa. Proseguo congelando per infiniti chilometri mentre inizia a piovere, con i camion scuri parcheggiati sul bordo della scura strada e bus sfreccianti, abbaglianti e rumorosi.

Arrivo a Sapa scoprendo che mi hanno mentito, è ancora tra le nuvole e non sopra. Trovo subito Bart e troviamo un hotel, attendendo Ricky mi faccio una doccia bollente che mi resuscita e ridona sensibilità alle mani. Ricky arriva qualche ora più tardi e andiamo ad abbuffarci.
Birra veloce e tutti in hotel, a dormire in un letto vero, distrutti.

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