martedì 9 ottobre 2012

5 ottobre - giornata infinita e perfezione

Continuiamo, il programma é di duecento chilometri circa, da Dien Bien Phu a Lau Chai, ma se ci saranno problemi ci fermeremo prima.
Mentre continuano tra le nuove facce, tra vestiti che sembrano peruviani, tra salite sudate e fresche discese sono certo di aver vissuto l'attimo perfetto. La temperatura perfetta, la vista perfetta di campi di riso perfetti che si accavallano a campi di riso, cappelli vietnamiti chini nelle loro quotidiane imprese di sopravvivenza, le montagne alte sul fondo, le colline coltivate a granoturco ormai secche, il profumo di nulla, assolutamente nulla se non aria.
Ho urlato.
Gioia pura, selvaggia, primordiale, forse mi sono anche commosso. Ho continuato a urlare coperto dal suono del motore, un urlo scomposto e assurdo che è arrivato da ogni cellula del mio corpo tranne che dal cervello.

Poi d'improvviso son tornato a concentrarmi sull'evitare le buche, guardarmi intorno il più possibile, schivare camion, bus e macchine che superano ovunque e comunque, senza prestare la minima attenzione.

Dopo un problema alla moto di Ricky proseguiamo e il paesaggio cambia ancora. Costeggiamo un fiume che diventa enorme a tratti e passiamo tra le orrende strade sconnesse di qualche città mineraria come Muong Lay.

Arrivati in un paesino sperduto Bart ha la ruota a terra, ci fermiamo a ripararla, ripartiamo ma dopo cinque chilometri la ruota è nuovamente a terra. Torniamo indietro dal meccanico, lo costringiamo a seguirci e riportare indietro la moto di Bart per ripararla ancora.
Finalmente ripartiamo, ma la strada passa per una zona piena di frane. Guidando pianissimo, tra fango che schizza ovunque e pozzanghere enormi arriviamo a trovarci di fronte a una strada chiusa. Attendiamo circa un'ora e nel frattempo si sono fatte le 17.00, tramonto previsto tra mezz'ora e circa venticinque chilometri da fare per arrivare a Pa Tan, città che dovrebbe essere grande abbastanza per trovare un posto dove dormire.

Ripartiamo con la ruota di Bart che sembra sgonfiarsi ancora, proseguiamo tra strade non descrivibili, dove facciamo circa i 10 all'ora e poco dopo, appena sta per diventare buio, lo scooter di Bart si blocca del tutto con un problema al motore, pochi metri più avanti c'è un villaggio e alcune tende dove i lavoratori alla nuova strada dormono e mangiano.
Cerchiamo un meccanico, ma nulla. Decidiamo di proseguire verso il villaggio più vicino, trovare una macchina o un pick-up e tornare a prendere Bart e scooter; Ricky e io guidiamo, guidiamo, tra il buio che intanto ci assale, con i fari scialbi dei nostri motorini proseguiamo tra buche, fango che arriva alle pedaliere e pozzanghere più grandi della strada. Tra il buio e il freddo che inizia a sentirsi guidiamo, la nostra destinazione è Pa Tan, ma speriamo di trovare qualcosa prima. Guidiamo. Prima di Pa Tan, però, c'è il nulla. Solo alberi a bordo strada, massi e frane, strade piene di fango e buche, un incubo. Guidiamo e guidiamo, rallentando ogni tanto per scherzare su quanto sia distante la città e spezzare la fatica col buonumore.
Attraversiamo a notte fonda un piccolo villaggio e, passato da poco, ci accorgiamo che il villaggio è in realtà Pa Tan.
Torniamo indietro e chiamo Bart, che sta bevendo vodka e mangiando sotto una tenda, dormirà li e ha un passaggio in città per il giorno dopo alle tre di pomeriggio, mentre io e Ricky cerchiamo un posto dove dormire. In questo villaggio il nulla. Un paio di persone ci chiedono di dormire a casa loro, sul pavimento, per prezzi assolutamente troppo alti. Mentre scrivo non sappiamo ancora dove dormire, potremmo dormire per strada, ma ci sono troppi cani randagi, potremmo guidare verso la prossima città, ma non vogliamo rimetterci alla guida e fuori ha iniziato a diluviare.

Troviamo da dormire per terra, sul soppalco di un ristorante, ovviamente di lavarsi non se ne parla. Crolliamo, distrutti, nonostante il pavimento colpisca tutte le ossa e le indolenzisca, convinti che la giornata sia finalmente finita.

Verso le 23.30 veniamo svegliati dal padrone del ristorante. Al piano di sotto ci sono due poliziotti che stanno guardando i nostri passaporti e ci chiedono di perquisire le nostre borse. Dopo infiniti minuti di spiegazioni a gesti un poliziotto chiama qualcuno che ci dice che la legge prevede perquisizioni sui turisti, apriamo le borse, annusano e cercano all'interno di ogni libro o guida presente, aprono ogni tasca e indumento e finalmente possiamo tornare a dormire.

Nessun commento:

Posta un commento