mercoledì 18 luglio 2012

15 luglio - odio i locals di Kuta

Stavo per scrivere quanto odio i locals di Kuta, maleducati, scortesi, pronti a fregarti, che non si spostano né in macchina, né a piedi, mossi solo dal denaro...
E poi mi siedo a chiacchiere con un diciottenne di Flores venuto a Bali carico di speranze... 90$ al mese per lavorare tutti i giorni 8 ore al giorno, vorrebbe studiare ancora, ma l'università è roba da ricchi. Vorrebbe viaggiare, ma é roba da ricchi, anche la geografia è roba da ricchi...
Parla qualche parola di ogni lingua, passa le giornate a gestire un piccolo chiosco che organizza trasporti e non esita a offrirmi acqua, anche se sa che il suo stipendio mensile per me sono 4 giorni di viaggio, è la vita, dice... Forse per Natale, dopo due anni, tornerà dalla famiglia; prima non è riuscito ad andarci perché deve spedire i soldi, alla famiglia, prima che se stesso.

In viaggio su un piccolo pulmino per Java sono di nuovo l'unico bianco, un signore gentile fa conversazione in uno stentato inglese e parliamo di tutto, da Mussolini a Picasso, dal calcio alla storia, gli occhi vispi, mai uscito dall'Indonesia ma accanito lettore e appassionato di film. Non esercita il suo inglese dall'ultima volta in cui è stato a Bali, vent'anni fa; ha una sorella sposata in Olanda, che dovrebbe avere dei figli e si lamenta in continuazione del governo anche perché qui, del tempo, è difficile potersi lamentare.

Ci fermiamo nel mezzo del nulla per mangiare cena e sono circondato di gente che vuole fare foto con me, che mi chiede da dove vengo e annuisce alla parola "Italy", ripetendo però Itàly, quasi contando mentalmente le volte in cui ci sono stati.
Ripartiamo nella notte buia di buche e fari, mi sveglio per le urla dei posteggiatori che sono sul traghetto delle 0:40, da Bali, nel piccolo braccio di mare, poi Java, il bus non spegne mai il motore che alimenta l'aria condizionata, l'odiosa aria condizionata. Moriranno così gli indonesiani, raffreddati dall'aria condizionata e sommersi dalla loro immondizia.
Salgo tra volti stanchi fino in cima alla nave, una brezza leggera ogni tanto mi alza qualche brivido, ma nulla di più, mentre sul bus mi devo coprire con la coperta, odiosa aria condizionata. La nave procede lenta, oscilla e di colpo vado indietro nel tempo, da domani torno a ieri, parto alle 0:40 e arrivo a Java che sono a mala pena le 0:15.
Arrivo quasi a destinazione alle 4:30 e aspetto paziente che il sole sorga su una panchina, quasi ignorato da alcuni locals che, appena svegli, si mettono a giocare a scacchi.

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